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Un anno di governo della Confindustria

Un anno fa si insediava il governo Draghi. Doveva essere l’eccellenza italiana nel mondo, in realtà al di là della sfacciata propaganda di regime è stato ed è il governo degli affari, della Confindustria, dell’alleanza guerrafondaia euro-atlantica.

Sì c’é stata la ripresa, ma i costi sociali e umani sono stati enormi.

Innanzitutto per i 40.000 morti di Covid che abbiamo avuto in quest’anno, che dimostrano che questo “governo dei migliori” non ha fatto nulla per cambiare in meglio la condizione sociosanitaria del paese, a parte i vaccini. Che però sono stati colpevolmente lasciati ai super profitti delle multinazionali, con il nostro governo in prima fila a difendere i brevetti di BigPharma.

Tutto è stato scaricato sulle persone, il green pass voluto dalla Confindustria è stato il simbolo di questa scelta di individualizzare la difesa della salute, invece che pianificare e investire soldi sulla prevenzione e sulla sanità pubblica e territoriale.

Il governo Draghi ha prorogato le stato d’emergenza, ma per i licenziamenti già a luglio scorso ha dichiarato la fine di ogni emergenza… Via libera alle multinazionali e alle loro delocalizzazioni.

Mentre decine di migliaia di lavoratori perdevano il lavoro, tutte le nuove assunzioni sono state con contratti precari. Il primo risultato stato è un ulteriore sprofondamento dei salari, con il governo pervicacemente contrario al salario minimo.

Con la ripresa dell’inflazione e con il carovita dilagante i redditi della grande maggioranza della popolazione sono diventati ancora più miseri, e il governo ha solo messo piccole toppe. D’altra parte i ricchi non sono mai stati così ricchi e potenti; e soprattutto indisturbati e riveriti da tutto il sistema politico.

Il governo Draghi è sugli altari per aver ottenuto il pacchetto di miliardi di aiuti europei, ma questi soldi andranno TUTTI alle grandi imprese e agli affari. In cambio di essi verrà ulteriormente smantellato e privatizzato il sistema pubblico, con le famigerate “riforme” liberiste di cui Draghi è contemporaneamente autore e garante per la UE.

La ripresa fondata sul capitalismo selvaggio e sull’assenza di controlli ha prodotto la strage di lavoratori, che ora è arrivata gli studenti con la criminale alternanza scuola lavoro, che il governo difende nel nome di una concezione dell’istruzione tutta subordinata all’impresa ed al profitto.

La svolta ecologica è diventata il rilancio del nucleare.

Il governo Draghi ha rinnovato i criminali accordi con i tagliagole libici e finanziato i loro lager di migranti, partecipando senza alcuna remora a tutto il fascismo delle frontiere che oggi unifica l’Unione Europea.

E naturalmente Draghi, che nel suo discorso di insediamento ha ribadito la fedeltà euro-atlantica sua e del suo governo, è stato a fianco di tutti i giuochi di guerra degli USA e della NATO, fino a far trapelare l’intenzione di inviare mille soldati sul fronte ucraino.

Ovunque si guardi l’opera di questo governo, emerge nettamente la sua figura padronale, non a caso il massimo assoluto di ovazioni lo ha ricevute dalla platea della Confindustria.

Il governo Draghi è stato ed è politicamente e socialmente un governo liberale di destra, un governo di classe nel senso più profondo e concreto della definizione. Il fatto che sia sostenuto con entusiasmo anche da forze che si dicono di (fintamente) sinistra e che abbia come principale opposizione la destra reazionaria (che per altro condivide tutte le scelte economiche e militari), la dice lunga sul degrado della nostra democrazia.

A Draghi, al suo governo ed ai padroni di Confindustria entusiasti di lui assieme ai loro giornali, dobbiamo solo una cosa : la necessità di costruire l’alternativa.

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1 Commento


  • Pasquale

    Il potere massocapitalista, nel silenzio complice di una comunicazione asservita, riprende la realizzazione del progetto di svendere il paese, partorito dai potentati economici d’Europa, banche, multinazionali e aziende di stato, sul panfilo ‘Britannia’, presente, guarda caso, anche l’attuale presidente del consiglio, allora direttore generale del ministero del tesoro, nell’estate ’92 per aderire ‘whatever it takes’ alla futura moneta unica. Su quella nave si pianificò la privatizzazione selvaggia di beni comuni e servizi pubblici, autostrade, gas, energia elettrica, telefonia e comunicazione, lasciando perfino delocalizzare le grandi imprese che depredano continuamente le casse dello stato. L’unico scopo è quello di ridisegnare la società umana come un enorme esercito al servizio dei grandi poteri finanziari.

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