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Il punto di svolta, senza fronzoli

Le dinamiche della guerra non sono ne giuste ne sbagliate.

Sono dinamiche dettate dalla forza.

I russi stanno conquistando pezzi di territorio che non hanno affatto intenzione di lasciare al tavolo di una futura trattativa.

La resistenza ucraina non è in grado di impedirlo.

L’appoggio militare della Nato è servito solo a suscitare una reazione più forte e più aggressiva.

A rendere la guerra più distruttiva.

A accumulare morti e macerie in una lunga e inarrestabile agonia.

La guerra economica non ha portato a risultati apprezzabili. E semmai ha messo in crisi la già disastrata economia europea accentuando la concorrenza e i conflitti interni.

In verità non è stata una vera guerra.

Il gas non è stato toccato e il petrolio, forse, lo sarà a fine anno.

Gli Stati europei sono a una svolta.

O intervengono direttamente nel conflitto consci che gli Usa non lo faranno, o si arrendono abbandonando Zelensky al suo destino.

Gli Usa lo hanno fatto fin dal primo momento, escludendo l’invio di uomini e evitando in ogni caso il confronto diretto con la Russia.

Anche la Turchia, che garantisce il fronte sud dell’Europa, non mi pare sia disposta a mettere in gioco la sua precaria stabilità interna avventurandosi in un intervento diretto.

Semmai rema contro, non aderendo alle sanzioni contro Mosca.

Sul piano internazionale la Russia non è isolata.

La “neutralità” cinese se la sono giocata perché Taiwan, per gli Usa, è più importante di Kiev.

Alleati storici dell’Occidente, a cominciare dai paesi produttori di petrolio, non ci pensano nemmeno a sanzionare Putin.

Perfino Israele ha mantenuto una posizione “ambigua”, interessata a non rompere i buoni rapporti con Mosca.

Il “fotografo” si occupa di fatti.

I fatti ci dicono che l’Ucraina non può resistere all’infinito.

Deve accettare la spartizione che, ogni giorno che passa diventa più onerosa e difficilmente digeribile.

L’alternativa è che Germania, Francia e Italia mandino i loro soldati a combattere.

Non c’è modo di venirne fuori.

O si fa un passo avanti verso la belligeranza diretta o ci si ritira prima che la ritirata diventi una rotta disastrosa, sul piano economico prima che su quello militare.

Hic Rhodus, hic salta.

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