Due giornalisti inglesi, figli di due miei colleghi che hanno seguito il mestiere dei padri, mi hanno chiesto ragguagli sul programma di governo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Era molto tempo che ciò non accadeva. L’ultima volta fu l'”editto Bulgaro” di Berlusconi.
Questa volta si tratta dei “Raves Parties”, dai 3 ai 6 anni di galera per i giovani superiori di numero ai 50 per chi vi partecipa. Ironica la stampa britannica, il “Guardian“, se ricordo bene, intitolò “Rave from the Grave“– il Rave dalla tomba – si tratta o si trattava degli anni ottanta dello scorso secolo di festini o festival più o meno esagitati (musica rock, balli, alcool – per lo più birra Guinness e vestiti, tutti fuorché da sera).
Più di mezzo secolo fa chi scrive si sarebbe beccato non 6 ma 12 anni di galera se la signora Meloni, che non era ancora nata, avesse convinto il presidente Richard Nixon ad adottare il suo feroce rigore contro i “Raves”.
Correva l’anno 1969, il mese di agosto – 15-16-17 a Woodstock, stato di New York, partecipai attivamente come giornalista italiano alla più bella esperienza della mia vita negli Stati Uniti. Una manifestazione per la pace di 500.000 o 600.000 giovani americani.
Infuriava l’aggressione statunitense nel Vietnam e il Dipartimento di Stato mi aveva negato il secondo visto per Saigon. Lavoravo per un quotidiano che oggi promuove nelle sue vetrine esterne abiti da sposa e che lasciava l’ultima edizione dell’una del mattino ai superstiti dello sport e degli annunci pubblicitari.
Ero quindi certo che a quell’ora potevo dar sfogo alle mie convinzioni ultrapacifiste. Venni portato di peso sul palco e portai saluti e solidarietà dei giovani italiani. Abbondavano acqua e birre ma era impossibile trovare una sigaretta di tabacco: “They give you the cancer of the lungs“, era la risposta accompagnata dal rapido rollare di un altro tipo di manufatto “innoquo”.
Si ballava e si cantavano le canzoni di Joan Baez. Venivano scherniti il Presidente e il generale d’Aviazione in Vietnam che prima di bombardare il Vietnam del Nord dava l’impressione di voler affondare la flotta USA. E poi c’era la musica: Santana, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Joe Cocker, Jefferson Airplane e tanti altri.
Ci furono altri festival della pace negli Stati Uniti e in Europa.
Richard Nixon, dopo pochi mesi, abrogava la leva obbligatoria.
L’editore del quotidiano che oggi esibisce pupazzi mi offrì alternative alla corrispondenza quotidiana che ovviamente declinai.
Dubito che oggi la bionda signora di Palazzo Chigi ritratti il suo decreto legge, oltretutto perché ha l’abitudine di trasformare ogni fallimento con un suo successo personale. Come è accaduto con il disaccordo totale entro la riunione della COP-27 che ha rinviato qualsiasi decisione alla primavera 2023.
“Parlano di fallimento – ha dichiarato alla conferenza stampa soffocata dal fumo delle macerie internazionali – per me è stato un grande successo!” Le dimissioni non possono essere raggiunte o sfiorate, ma le dimostrazioni di Piazza del Popolo potranno essere un buon inizio.
(trascrizione di Cristina Micalusi – da Facebook)
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Max Stirner
Immagino che bella esperienza in mezzo al fango e agli hippy che giusto un decennio dopo sarebbero diventati yuppy. Esperienze lisergiche anche per i bimbi (perché no?), almeno per quelli scampati al diritto all’aborto…
Fantasia al potere? No no, meglio la fantasia del potere.
Fortunatamente i sieri genici (di cui i compagni non parlano più) stanno facendo bene il loro lavoro ed a breve sarà una valanga di malattie neurodegenerative: onore a Big Parma, agli ashkenaziti apolidi ed ai loro osceni guadagni!