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Elly Schlein: facciamo chiarezza

Sto leggendo su un po’ di bacheche della mia bolla esaltazione per l’elezione di Schlein a segretaria del PD. Non che mi sorprenda: ci sono alcuni mondi che hanno sempre vissuto nel rapporto col centrosinistra, vuoi per opportunismo individuale, vuoi per la convinzione che l’unico modo per incidere realmente in un paese moderato come l’Italia sia “risignificare” quello spazio.
Si tratta di una tendenza di lungo corso della sinistra italiana – vedi Governi Prodi 1996 e 2006, che hanno contribuito a far sì che le classi popolari ci schifassero e nel momento di crisi guardassero ai 5 Stelle, percepiti come più “alternativi” al sistema di noi -, ma in questi anni il richiamo si fa via via più forte.
Purtroppo viviamo un momento difficile, in cui sia come movimenti sociali che come avanguardie anticapitaliste difficilmente riusciamo a incidere, per cui da un lato si subiscono emozionalità indotte e si rincorre ogni volta “l’evento”, da un altro lato si cerca una scorciatoia facendo entrismo nell’ultimo campo in cui si pesca qualche voto – l’abbiamo visto a queste elezioni con l’ubriacatura per Conte, subito rientrato nel centrosinistra…
La svolta centrista e liberale prima di Veltroni e poi di Renzi hanno reso sempre più difficile questo tentativo, per cui partiti di sinistra e aree di movimento sono stati costretti a prendere, malvolentieri, posizionamenti autonomi. Salvo poi tornare, a ogni oscillazione del pendolo – prima Bersani, poi Zingaretti, ora Schlein – a buttarsi in quello spazio.
Chiaramente se provi ad avanzare dubbi su questa strategia fallimentare ti danno del “settario” – peccato che in Francia, in Spagna, in Sudamerica, le forze di alternativa abbiano fatto tutt’altro e abbia funzionato. E che l’unico momento in cui nel nostro paese corporativo e conservatore si è dato qualcosa di “rivoluzionario” è stato proprio quando, prima il PCI, poi le avanguardie di movimento, si misero con pazienza – ci vollero anni – a costruire uno spazio AUTONOMO, con i suoi valori, le sue differenze anche estetiche, le sue pratiche che si rivolgevano innanzitutto agli sfruttati e non al mondo del ceto medio “già incluso”…
Detto questo, l’esaltazione per Schlein è ancora meno spiegabile degli altri casi precedenti. Vediamo perché.
1. La partecipazione che ha attivato il PD per queste primarie è di molto inferiore al passato. Veltroni fu incoronato con 3 milioni e mezzo di voti, Bersani sopra i 3 milioni, Zingaretti arrivò comunque a 1,6 milioni… Qui siamo poco più di un milione. Quindi Schlein non è riuscita a “riattivare” granché, non esiste niente di “nuovo” intorno a lei.
2. Schlein perde fra gli iscritti del PD, mentre vince nell’opinione degli elettori delle aree metropolitane. Come farà a gestire un partito in queste condizioni? Il PD ha dimostrato di essere abilissimo a logorare segretari più rappresentativi. Quello che sanno fare bene è la battaglia interna… Per cui Schlein ha tutt’altro che un potere reale per cambiare radicalmente la linea.
3. Ma la vuole poi cambiare? Come sottolineavano in questi giorni diversi analisti di area PD, i discorsi di Bonaccini e Schlein erano tutto sommato sovrapponibili. Era differente il marketing, non la sostanza. Il senso dell’operazione Schlein è: Bonaccini insiste su uno spazio già saturato da Renzi e Calenda. Schlein può recuperare qualcosa su “diritti civili” fra chi ha sempre votato PD e ultimamente si è disaffezionato, soprattutto al Nord, dividendosi il lavoro con Conte che fa la gamba più “sociale”, soprattutto al Sud.
Questo è il motivo per cui è stata sostenuta da pezzi grossi e anche centristi del PD, come Franceschini, e non da una qualche base militante di sinistra.
Ora, io non sono indifferente alle questioni simboliche – giovane, donna, ecologista etc -, ma bisogna stare attenti a misurarle sempre con le strutture reali, altrimenti si prendono cantonate enormi. Schlein è stata vice di Bonaccini: l’abbiamo già vista all’opera come amministratrice in Emilia Romagna e non ha espresso nulla di diverso.
4. Anche nella sua storia personale: non parliamo di una Ocasio Cortez, non c’è niente di “outsider” in Schlein. Proviene da una famiglia ricca, ha avuto una carriera lineare, si è sempre mossa dentro quel campo, ha avuto sponsor importanti. E’ stata appoggiata da apparati di partito che – vedasi provincia di Napoli – non sono estranei a tessere “generose” (certo, principianti rispetto a De Luca eh).
5. Infine, dobbiamo uscire da una concezione personalistica della politica. Questa è un’ideologia liberale che ha ormai permeato anche i nostri mondi. Le persone contano, ma fino a un certo punto.
Molto più importante è guardare alla natura delle forze in campo, alla loro funzione storica, ai rapporti di classe. Il progetto del PD ha una sua natura definita e svolge una funzione di tenuta istituzionale. Sulle questioni di “contenimento interno” (migranti, decreti sicurezza, sostegno alle imprese contro il conflitto di classe), così come di allineamento verso l’esterno (trattati europei, alleanza con la NATO), Schlein è perfettamente allineata.
Vedremo cosa accadrà, se Schlein sarà parte senza problemi dalla struttura (come già accaduto al “rivoluzionario” Landini, la cui elezione non ha portato a nulla), se la sua operazione di marketing riporta qualcuno al voto, o se il PD alla fine si spaccherà.
Ma nell’essenziale non cambia niente, visto che si tratta di ridefinizioni interne a un campo da cui non possiamo aspettarci nulla. Resta invece quello che dobbiamo fare noi, e che facciamo ancora poco e male:
a) suscitare lotte, conflitti, dibattiti culturali, avvicinare le persone e soprattutto alla politica in modo aperto e persino gioioso;
b) lavorare sulla controinformazione e costruire i nostri organi da cui esprimere visione del mondo, provando verticalizzazione mediatiche;
c) costruire un’organizzazione autonoma dalle varie sfumature della borghesia, quadri dirigenti moralmente irreprensibili e competenti, legati organicamente alle masse;
d) farci trovare pronti per quando le contraddizioni del sistema-Italia, finora solo procrastinate, appaiono sulla scena e in quel momento essere in grado di orientarle anche se parlano linguaggi e forme diverse da quelli ereditati.
Ci vuole tempo, sì. Ma non è il tempo del rimando e del sacrificio, è il tempo delle belle conoscenze, di cospirazioni, della soddisfazione della casa che tiri su – anche questa è vita piena!
*Ex OPG/Potere al Popolo

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1 Commento


  • Giancarlo Staffo

    Elly Schlein Amerikana, ZTL, guerrafondaia, privatizzatrice e precarizzatrice… Gattopardo/a. Chiedere ai lavoratori della logistica sfruttati in Emilia con lei vice governatrice. Non merita tanto clamore. Andiamo oltre la grancassa mediatica e virtuale percepita. Si ripresenta in forma nuova un vecchio nodo teorico da sciogliere come già fece Lenin, lo scontro tra “Materialismo ed empiriocriticismo”

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