Il segretario della CGIL Maurizio Landini ha dichiarato che la presenza e l’intervento di Giorgia Meloni, da lui invitata al congresso CGIL, sono un “segno di rispetto”.
Il più grande sindacato italiano riceverebbe rispetto dalla leader di un partito che ha ancora la fiamma fascista nel proprio simbolo?
Una leader politica che come Presidente del Consiglio, dopo aver continuato le politiche di liberismo e guerra di Draghi, ha aggiunto ad esse la ferocia di classe della cancellazione del reddito di cittadinanza. E l’ulteriore aggressione al salario e ai diritti di chi lavora, nel nome della libertà d’impresa. E altra devastazione dell’ambiente, nel nome degli affari e delle grandi opere. E idiozie reazionarie e fascistoidi di suoi ministri, nel nome di un falso patriottismo.
E infine la disumanità della persecuzione dei migranti, che trasforma una gigantesca ingiustizia sociale e civile in una questione di polizia.
Ecco, la CGIL, che rispetto riceve da Giorgia Meloni e, soprattutto, quale rispetto restituisce? Perché l’aspetto più desolante dell’invito di Landini a Meloni è questo uso distorto di una parola che riguarda i rapporti tra le persone, e che invece viene trasferita nel linguaggio delle relazioni politiche.
È una ipocrisia sempre usata dal potere. “Non hanno più rispetto“, lamentavano i baroni agrari contro i braccianti che si ribellavano allo sfruttamento.
Certo le persone oppresse lottano anch’esse per “ottenere rispetto“. Ma appunto lottano, il rispetto lo pretendono come diritto e giustizia, non come gentile concessione del potere che benignamente raccolga un invito.
Dietro la parola rispetto usata da Landini, sta altro. Sta una concezione istituzionale e collaborativa del sindacato che è uno dei peggiori guai dei lavoratori del nostro paese. Gli unici tra quelli dei paesi ricchi che da trent’anni hanno visto calare i salari. E non solo per colpa dei padroni e dei governi, ma di un sindacalismo confederale che ha scambiato il “rispetto” istituzionale per se stesso con la mancanza di rispetto per i diritti di chi lavora.
Pensate ai milioni di lavoratori oggi in sciopero in Francia per fermare la controriforma delle pensioni di Macron, che pure è meno pesante di quella che è passata da noi con la passività di CGILCISLUIL. Pensate ai cortei francesi, pieni di frasi senza rispetto contro il Presidente, e al teatrino che si prepara da noi tra Landini e Meloni.
Ma quale rispetto!
Il governo Meloni non merita rispetto, ma contestazione e lotta. Il solo vero rispetto a cui dovrebbero ambire i sindacalisti è quello delle persone oppresse e sfruttate.
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Emiliano
suvvia, che i tre porcellini siano sempre più casta è chiaro da qualche decennio, una casta autorappresentata collusa alla grande con governi e aziende. non merita quasi neppure un articolo…ormai tutto è sdoganato tranne i diritti dei lavoratori, quelli no restano tabù. per me tutti marci dal pd alla cgil del nuovo millennio.
Pasquale
Nessun rispetto per chi non ha rispetto. Solo conflitto di classe, aperto e se necessario anche duro e aspro.
Eros Barone
Il comportamento del segretario della CGIL chiarisce, come accade con l’eloquenza che è propria di certi episodi particolarmente significativi, che cosa sia il processo di fascistizzazione che, grazie all’attivo concorso delle forze opportuniste, avanza in Italia (e non solo in Italia). A questo punto il criterio del “rispetto per le persone” potrebbe pure estendersi a Fiore e agli altri squadristi che devastarono la sede nazionale della CGIL il 9 ottobre 2021…
Mimmo Colangelo
SE LA MELONI VA AL CONGRESSO DELLA CGIL MI CANCELLO DALLA CGIL
Maurizio
landini il SI TAV è abituato a infilare lingue dove gli serve.
Adesso sdogana anche i fascisti che pochi mesi fa gli hanno devastato la sede con le loro squadracce.
Matteotti e Pertini si rivoltano nella tomba.
Claudio
Totalmente d’accordo