Sono passati parecchi anni da quando ho lasciato la CGIL, concludendo un percorso durato una decade e mezzo e che mi ha portato prima ad essere delegato della Wartsila e poi segretario generale delle tute blu triestine. La Fiom.
Ho lasciato all’epoca questa organizzazione ritenendo che gli spazi di democrazia erano completamente chiusi, in un quadro dove nel frattempo anni di battaglie contro quel modello contrattuale voluto prima da Marchionne e poi da tutti gli altri, venivano rimangiati come se nulla fosse. Una debacle sindacale senza precedenti.
Una caduta verticale, di un sindacato che dismetteva il suo ruolo, che propinava la retorica della responsabilità per accompagnare le riforme su pensioni, fisco e ovviamente quella di Renzi sull’articolo 18… Il Jobsact.
Sempre più lontano dai lavoratori e dai loro bisogni. Lontano dalle piazze, sempre più vicino al palazzo.
Non mi stupisce quindi la scelta della CGIL di invitare Giorgia Meloni ad intervenire dal suo prestigioso palco congressuale. Una scelta che dovrebbe essere incomprensibile visto le politiche che sta applicando questo governo nei confronti delle classi più deboli di questo paese, che sprofonda sempre di più in un quadro recessivo, inflazione alle stelle e salari che crollano, mentre le risorse ci sono si, ma solo per aumentare le spese militari.
La CGIL ha fatto una scelta di campo come direbbe qualcuno, una scelta pesante politicamente, che non ha giustificazione alcuna. Ridicola la motivazione di Landini per questo invito.
Cosa direbbe oggi Giuseppe DiVittorio?
Direbbe che la CGIL non c’è più.
Che quei valori sono spariti.
Negli anni delle grandi conquiste operaie, alla fine degli anni 60, c’è stato un passaggio dove la stessa idea di rappresentanza sindacale è stata messa in discussione, con i lavoratori che si autorganizzavano anche al di fuori delle confederazioni. Nacquero li i consigli di fabbrica.
Oggi si pone lo stesso tema, quello della rottura con questa oscenità, questa complicità. Questa gabbia.
Serve tornare alla lotta per riconquistare diritti e soprattutto SALARIO.
Ma voi mi chiedo, vivete bene? La pagate la spesa e poi siete tranquilli fino alla fine del mese? Le bollette non pesano?
Ma mi chiedo, ma cosa aspettate? Guardate in Francia cosa succede, qui invece non succede niente e c’è solo USB, praticamente da sola a contrapporsi a questo regime dei padroni.
Quindi che fate? Parte da voi.
Scendiamo nelle piazze, facciamo la rivoluzione.
Facciamola prima che sia troppo tardi per tutto.
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Francesco Pelullo
sono d’accordo su tutto,! analisi lucida, ci sono molti pensionati, lavoratori che attendono da decenni che qualcosa di muova.
Dovete prendere contatti con tutte le realtà.
Sono una pensionata del settore sanitario pubblico nel corso degli anni né abbiamo viste di schifezze a partire dalla Camusso , firmava tutti i contratti beceri, poi andava in piazza con la sciarpa rossa…. con i suoi comizi ipocriti.
Vergogna!!!! comunque mi cancellerò al più presto di questa lobby.
sono anni che non fa gli interessi della classe operaia ma solo alle lore squallide carriere.
Der Saisonkoch
in tedesco
https://www2.dersaisonkoch.com/2023/03/13/ein-aufruf-der-genossen/
Eros Barone
L’articolo e le foto che lo corredano mostrano la squallida antropologia di un regime neocorporativo che, basandosi sul connubio tra il potere dominante e le opposizioni subalterne e/collaborazioniste, governa il nostro paese da più di settant’anni: un fascismo senza Mussolini, che ora è diventato un fascismo con la Meloni. Di questo regime i gruppi dirigenti della CGIL (esclusi quelli degli anni Cinquanta) sono sempre stati parte organica ed integrante.
Pantera
Proposte alternative alla piazza ormai a mio avviso non più percorribile?
Io ne ripropongo una già proposta.
Considerare come fenomenale metodo di lotta il Boicottaggio. Se si riesce ad organizzare un numero di persone determinate per un periodo di tempo, con poco impegno si ottengono bei risultati.
Individuare ed indicare aziende private in qualsiasi campo economico e colpire.
In Usa i padroni hanno una paura folle di questo metodo. Considerando quanto spendono in pubblicità per accaparrarsi un cliente in più, sottrargliene anche solo un migliaio gli fa molto male.
Certo bisogna stare attenti. Rivendicare ma in maniera collettiva. In Italia chi ci ha provato tempo fa mettendoci la faccia ( BoBi ) si è ritrovato una squadraccia fascista in casa che a suon di botte, violenza e minacce alla famiglia lo ha convinto a desistere dalla pratica che dava tanto fastidio al padrone.
Certo non risolve ma apre spazio almeno a trattative.
Pensateci.
Redazione Contropiano
Commento criptico, per iniziati… Forse dare un po’ meno per scontato che tutti sappiano di cosa stai parlando aiuterebbe il confronto…
Pantera
Red.
Il mio commento non è criptico, è sintetico, Tutti sono in grado di capirlo. L’unico linguaggio, quello di sintesi, che posso e mi sforzo di usare per non occupare oltre lo spazio che mi si concede, risparmiando il mio tempo, col rischio di vedermi cancellato lo sforzo come successo qui quando ho osato criticare il papismo di Giorgio Cremaschi.
Ma ti dò ragione che è lingua per ‘Iniziati’ perchè quando la relatrice dell’articolo si lamenta che nessuno faccia niente, non può rivolgersi solo a singoli ‘non iniziati’, ma ad organizzazioni, come può esserla USB, un organizzazione sindacale di iniziati alla lotta contro il patronato.
Per il metodo suggerito rimando al web o a semplici fonti neutre come Wikipedia dove si possono trovare info sul metodo e sul primo ( che tra l’altro non è il primo, ma quello da cui ha origine il termine ) boicottato della storia; Charles Cunningham Boycott.
Per il BoBi, per chi è troppo giovane da non aver conosciuto l’Italia prima che se la comprasse il padano, anche rimando a stessa fonte accessibile a tutti, dove si può trovare anche la storia di quell’eroico sfortunato iniziatore.
Sull’efficacia del metodo basta osservare l’espressione d’ ‘horror vacui’ che si stampa sulla faccia dei padroni appena lo si nomina e le feroci reazioni che esso gli ingenera.
Sono pronto inoltre a tenere Lectio Magistralis, corredata con esempi di pratica personale e collettiva, a vasta platea su come si può condurre la lotta a dio, patria, famiglia e proprietà, rovina dell’umanità, se mi si concede autorità e spazio necessario, non qui naturalmente per motivi miei personali che non spiego, peraltro facilmente intuibili.
Mi scuso infine per i termini che uso, forse da qualcuno considerati desueti, ma sono desueto anche io, quindi …
Cordialmente saluti.
ndr60
Boicotta il Biscione è un ottimo esempio, così come lo è, a livello internazionale, il BDS contro Israele. Sono completamente d’accordo, e personalmente ho boicottato (fin dall’inizio) i social network statunitensi. Chi si aggrega?
nur asilah
condivisibile dal mio punto di vista la questione boicottaggio. per di più elementare: se il sistema capitalistico si impernia sul consumo, metterlo alle strette significa non consumare o – come si dice, farlo consapevolmente. avremmo, diciamo, la forza del ricatto, misero modus operandi per ottenere qualcosa a questo mondo parrebbe. il fatto è che tutti – che poi noialtri non si è tutti ma solo una minima parte, boicottano qualcosa: chi i datteri di israele, chi i social media statunitensi, chi una marca e chi l’altra. chi boicotta il mondiale di calcio e chi quelli di ping pong. se è improbonibile sostenere che tutti – e non solo noialtri! debbano boicottare tutto, quantomeno questa è la direzione che andrebbe considerata: non è forse un faro l’utopia?
altrimenti bisogna cercare altre narrazioni alla nostra felicità che prescindano dal gioco che i padroni fanno da quando quel primo uomo di cui parlava rousseau cinse quell’albero e disse “questo è mio” trovando cento sciocchi che gli credettero. non si è infine al mondo per essere sereni?
ANNA
I prodotti israeliani e iil made in USA tutte le volte che e’ possibile li boicotto da tempo
A.
Condivisibile, ma dire che c’è solo USB, “praticamente da sola”, è scorretto e falso. Non tenere di conto della realtà e piegarla al proprio discorso non ci porta da nessuna parte. Farsi un bagno di umiltà non guasterebbe.