Il Niger, il Mali, il Burkina… Possiamo fidarci dei generali? No. Non penso. Ma dobbiamo fidarci dei popoli che scendono in piazza. Appoggiandoli. Dobbiamo fidarci della loro lotta. Saranno traditi questi popoli dalle strutture dello stato? È probabile, ma non è detto, perché molto dipende anche da loro stessi.
E cosa dicono oggi queste persone? Dicono via l’occidente e gli sfruttatori. Non altro, dicono e questo conta. In Africa c’è una giovane generazione che è cresciuta in questi anni, politicamente consapevole della lotta e della sfida che gli spetta. Consapevole di chi è il suo avversario.
Sono figli e fratelli delle persone che abbiamo conosciuto in frontiera, dei braccianti nei campi. Sono figli e fratelli di chi è morto in mare e nei carceri in Libia.
Hanno deciso di giocarsi una partita nella propria terra, hanno capito che possono entrare nelle contraddizioni del caos sistemico della nuova guerra mondiale in atto. Ci provano con coraggio.
Evitiamo pertanto di guardare questi processi con lo sguardo eurocentrico, con le lenti della nostra finta democrazia borghese e stiamo sulla sostanza delle cose.
C’è una lotta in corso che oggi tocca uno stato nazione fondamentale per lo scacchiere africano. Niger vuol dire Uranio e frontiera europea. E questo manda in fibrillazione tutto l’Occidente con la Francia che da di matto. Tutto può succedere.
Ma non comincino i nostri governi a dare le patenti della democrazia e dei diritti umani, loro sono le democrazie che hanno lasciato morire in mare decine di migliaia di persone. Noi siamo le democrazie che pagano la Libia, la Turchia, la Tunisia, per bloccare chi cerca di fuggire dalla miseria che gli abbiamo creato.
Noi siamo le democrazie che hanno devastato l’Africa con la falsa democrazia borghese. La sinistra europea, così come i rimasugli antimperialisti non mi sembrano in grado di muoversi in questo caos perché hanno lenti deformate, da un positivismo eurocentrico che è diventato religione del sistema dominante.
Dall’idea che lo Stato Nazione sia ancora lo strumento su cui indirizzare la propria energia e lotta. Dall’idea che la democrazia borghese della rappresentanza sia l’unica democrazia possibile.
Questi eventi, non solo quelli in Africa, ma anche quanto successo in Siria e in Ucraina scardinano ogni convinzione e ci obbligano ad usare lenti differenti. Sostengo da tempo la necessità di una internazionale che sia in grado di muoversi con una propria forza e programma come attore nel caos sistemico.
Una confederazione delle resistenze esattamente come scrive scrive il baffone curdo rinchiuso nelle carceri della Nato. ( Non posso scrivere il nome sennò fb mi banna).
Questo serve oggi. E serve più che mai perché la ruota della storia ha iniziato di nuovo a girare.
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Giallo
meglio ribelli che filo ameriCani