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Il suprematismo occidentale davanti alla morte

Proprio in questi giorni, dove si ripetono le morti civili in Ucraina, si svela tutta la disonestà intellettuale dei fanatici del liberalismo atlantista.

Penso in particolare al loro modo quasi invasato di presentare la Russia come stato terrorista, tacendo però su quanto Israele sta facendo a Gaza, di gran lunga più terribile; nel loro discorso, a un tempo ipocrita e menzognero, si riconosce la loro inadeguatezza a parlare credibilmente di diritto internazionale.

Dunque, sono inaffidabili, e si capisce perché: Israele è, in definitiva, la versione medio-orientale della loro idea di Occidente e proprio per questo da assolvere, qualsiasi atto esso compia, anche il più efferato e criminale.

Proprio a partire dai recenti bombardamenti russi bisognerebbe avere l’onestà di invocare la Corte Penale Internazionale anche per Netanyahu, a dispetto dell’appartenenza a un preciso campo ideale.

Se ogni ospedale o città bombardata diventa – giustamente – la circostanza per condannare la Russia, con che coraggio non si condanna allo stesso modo Israele?

Basta guardare le immagini. Gli effetti delle incursioni israeliane sulla Striscia di Gaza sono di gran lunga più devastanti di quelle russe sulle città ucraine, sia sulle persone che sugli edifici. In nome di quale coscienza non si esprime la stessa solidarietà?

Deprezzando il valore dei civili palestinesi, si esprime il disprezzo per l’eguaglianza tra i popoli; perché questo è il risultato di un tale atteggiamento: il popolo palestinese perde la facoltà di essere riconosciuto uguale a quello ucraino.

È un problema – anche – di razzismo, per lo meno indiretto; ma soprattutto è un atteggiamento dettato dalla logica del “doppio standard”, condizione mentale tanto diffusa in Occidente, quasi una “malattia dello spirito”. Una tale logica – distinta dalla ragione egualitaria – è ormai dominante presso il “ceto riflessivo” che fa riferimento all’atlantismo.

Questa logica è possibile solo se si assume come principio portante non la democrazia, come pure dichiarano di voler fare, bensì l’affermazione dell’egemonia liberale sul mondo.

L’alleanza con Israele vale molto di più dell’eguaglianza tra i popoli. Si potrebbe dire che l’astratto della ragione, che trova nel diritto la sua possibilità di affermare la giustizia, entra in contraddizione con il concreto degli interessi geostorici.

Sul piano operativo, dunque, è impossibile anche solo pensare alla natura criminogena degli atti di Israele; e così, un crimine di guerra può essere taciuto, tollerato e persino sollecitato.

Ecco spiegata la natura fortemente antidemocratica del “doppio standard”: l’eccezione dipende dalla posizione occupata dal popolo che subisce l’atto criminale; il popolo “amico” (dei nostri interessi, ovvio) otterrà sostegno appropriato, quello “nemico” lasciato alla sua mala sorte.

Una menzione a parte meritano i giornalisti che fanno riferimento a quest’area, quella liberale e atlantista. Si direbbe che in molti abbiano perso le redini dell’onestà intellettuale, esponendosi senza timore a una significativa perdita di credibilità.

Si prenda, per esempio, il caso del trattamento riservato ai loro colleghi dalla Russia e da Israele. Nel primo caso, costoro non perdono l’occasione di denunciare Putin, nel secondo, invece, liquidano con un’alzata di spalle – o con un fastidioso silenzio – la sistematica e spesso intenzionale uccisione di giornalisti nella Striscia di Gaza.

Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), sono 31 i giornalisti uccisi in Russia tra il 27 ottobre 1999 e il 2022, ovvero da quando Vladimir Putin è al potere; nella striscia di Gaza, in tre mesi sono già stati uccisi più di cento giornalisti.

Un dato raccapricciante, ma che lascia indifferenti molti tra i giornalisti che si impegnano quotidianamente contro Putin.

In verità, mi pare secondario che si classifichino come giornalisti; lo sono, evidentemente, ma la loro funzione pare più simile a quella dell’attivista o del propagandista.

Nulla di male, ci mancherebbe; ma rischioso. Io, per esempio, verso un tale atteggiamento oppongo un rifiuto implacabile: non concedo a costoro la benché minima credibilità.

È straordinario che tale parte di “ceto riflessivo” torni sempre sullo stesso punto, in quella eterna lotta tra il Bene e il Male. Assunto questo schema, ogni evento storico, così come ogni atto di politica internazionale, viene approcciato tramite le insegne liberal-democratiche e atlantiste.

Non importano le contraddizioni, decisivo è ribadire un’appartenenza; si tratta di disegnare il mondo come un grande campo di calcio: due squadre che si affrontano, una sola delle quali assume l’aspetto della Giustizia.

Questa visione domina ogni discorso. I tifosi delle insegne liberali e atlantiste avvalorano la tesi della superiorità morale e spirituale della propria squadra, e partecipano al gioco portando le bandiere tipiche della cultura occidentale: le libertà individuali, la democrazia, il mercato.

Si tratta, a ben vedere, di bandiere doppie, non riducibili alla loro apparenza; c’è in esse qualcosa di segreto, un non-detto che le caratterizza: gli interessi materiali, l’attitudine imperiale e coloniale, la guerra.

Anche le liberal-democrazie hanno le loro oligarchie, e spesso più rapaci e violente delle oligarchie che abitano le steppe russe o le città-alveare cinesi.

Ma queste sono, invero, le contraddizioni taciute; con il loro movimento verbale, con il loro discorso peculiare, i tifosi dell’ideologia liberale e atlantista vogliono suscitare l’impressione che le negatività siano, per così dire, innaturali, ben lontano dalla vera natura del loro sistema. Rappresentano il Bene, insomma.

E così, costoro vengono inghiottiti dalla loro stessa idea, che si espande sino al punto di negare la realtà; come ogni ideologia, rimodellano la realtà ad immagine della propria idea.

Siamo oltre la manipolazione; siamo nella creazione di una realtà parallela. Questo impedisce di comprendere le specificità concrete di una forma di dominio.

Israele, per esempio, non viene collegato alla realtà del colonialismo, della segregazione etnica o, come in questi giorni, dei crimini di guerra; appartenendo alla squadra del Bene, ogni suo atto va difeso a prescindere.

Come scrisse Edward W. Said, il linguaggio si separa dalla verità.

* da Facebook

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L’immagine allegata è la rappresentazione grafica dei giornalisti uccisi nel corso del 2023 (fonte: CPJ). In tutta evidenza, il triste primato appartiene a Israele.

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6 Commenti


  • .. Binazzi Sergio

    oltre alle cose dette in occidente dove non si fa altro che condannare Putin per motivi squisitamente politici, si continua a tacere e a tenere ben celato tutto quello che è accaduto dai fatti di maidan del 2014 in avanti, una carneficina di oltre 14000 morti per opera di Zelensky & Co, complici Usa e nato. se ne avessero resa pubblica questa orribile situazione forse l’opinione pubblica avrebbe meglio compreso il perché dell’intervento russo in ucraina, ma questo è tutto il resto viene sempre oscurato perché non fa comodo a questa schifosa cosiddetta democrazia della quale ci vantiamo in occidente.


  • Pasquale

    La propaganda è tutto. La narrazione preparata e studiata scientificamente a tavolino è tutto. I padroni Yankee avvertono il rischio di perdere egemonia sul mondo. Perciò devono accarezzare i loro avamposti per tenerli buoni. Laggiù Israele e lassù l’Ucraina. Intanto si vanno costituendo nuovi poli che potrebbero insidiare il dominio USA. Tutto intorno colonie con i propri soldati armati di carta e penna anzi tablet, pronti a mettere nero su bianco. Ma a quando la Libertà e la autodeterminazione dei popoli in una cooperazione per la giustizia sociale e una Pace duratura?


  • Giovanni Lamagna

    … ceto riflessivo?… ma quale ceto riflessivo?… questi sono la monnezza della riflessione… scarti cerebrali andati in cancrena!


  • Mauro

    Però a me sembra che questa propaganda prezzolata a sostegno d’Israele non attecchisce negli altri paesi vedi le manifestazioni oceaniche in Germania,Olanda, Francia, Spagna,negli stessi Stati Uniti,oggi in Danimarca ecc.ecc.; È l’Italia che è un ‘caso umano’,quello che succede in Palestina proprio gli ‘rimbalza’…come pietra di paragone porto i miei colleghi di lavoro…se gli parlo della striscia di Gaza mi rispondono: striscia di Garza?E ridono..


  • Andrea Vannini

    Se si vuole discutere di doppi standard non si cada nella trappola di paragonare Russia e Entita’ sionista. Il solo parallelo possibile é fra i fascisti ucraini e quelli sionisti. Non é la Russia a praticare crimini di guerra e contro l’umanita’ contro il popolo ucraino proprio fratello ma i fascisti banderisti. In Palestina poi sono i fascisti sionisti che praticano pulizia etnica e genocidio.


  • Giancarlo Staffo

    Il totalitarismo occidentale a guida USA, in un paese come l’Italia non ha più bisogno della censura di stato, gli basta l’autocensura di gregge di tutti i media, tv, social, giornali, istituzioni ed associazioni varie per annichilire e passivizzare la maggioranza dei cittadini

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