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Il 23 febbraio sciopero generale per la Palestina

Come realtà palestinesi in Italia lanciamo un appello a tutti i singoli lavoratori e a tutti i sindacati a scioperare venerdì 23 febbraio per fermare il genocidio.

Non basta più la semplice solidarietà: il governo italiano si è schierato apertamente con Israele, contro le centinaia di migliaia di persone scese in piazza in questi mesi. Solo le azioni concrete possono costringere la Meloni e i suoi ministri a ritirarsi da una guerra in cui sono parte attiva con la propaganda, con la vendita di armi, con gli accordi commerciali e accademici.

Blocchiamo l’Italia contro la posizione del Governo, della NATO, degli Stati Europei e occidentali che supportano il genocidio che Israele sta compiendo dal 7 ottobre e l’occupazione coloniale che dura da oltre 75 anni in Palestina.

Il prezzo della guerra in Medioriente, come della guerra in Ucraina e delle “altre missioni di pace” in giro per il mondo, lo pagheranno i lavoratori e i disoccupati, come sempre gli ultimi. La guerra è una catastrofe che ci ritroveremo nell’aumento della bolletta, nel carrello della spesa, nei rincari degli affitti e dei trasporti.

Chiediamo ai lavoratori arabi, musulmani e stranieri di non voltarsi dall’altra parte: dovete essere in prima fila per le nostre sorelle e fratelli uccisi e imprigionati in Palestina, per chi si sta sacrificando nella lotta contro il colonialismo, per la libertà e la giustizia. Chi meglio di noi conosce questa lotta e la sente sulla propria pelle ogni giorno?

Il razzismo è lo strumento che in Occidente ci sfrutta e nei nostri Paesi ci tortura. Dall’Italia non ci dobbiamo mobilitare solo in soccorso del nostro popolo massacrato, che resiste e resisterà comunque: facciamolo per noi, mobilitiamoci perché i Governi che ci ammazzano sono gli stessi che vi succhiano il sangue e vi rendono la vita impossibile e miserabile; sono gli stessi che tolgono i diritti e riducono alla fame chi lavora, che chiudono ospedali e scuole, visto che ancora non li possono bombardare come i loro amici israeliani.

Anche i disoccupati devono scendere con noi in piazza perché lo Stato italiano, che spende milioni per le armi e per finanziare guerre a fondo perduto, è lo stesso che ha tolto il reddito di cittadinanza e gli altri dispositivi di sostegno sociale, perché la disoccupazione è il frutto di una crisi che ha nella guerra una delle sue cause principali.

Dal 7 ottobre i palestinesi, e il fronte della resistenza che dal Libano passa per l’Iraq e arriva allo Yemen, stanno dando una lezione al mondo: gli ultimi possono riscrivere la storia, possono rialzare la testa e i potenti possono sanguinare.

Perciò invitiamo ogni sindacato e ogni lavoratore con coscienza a bloccare le fabbriche, i porti, i magazzini e tutto quello che si può finché non si fermerà il genocidio di un popolo che reclama la giustizia e la libertà.

CONTRO LA GUERRA COLONIALE E IMPERIALISTA

BLOCCHIAMO TUTTO

BLOCCHIAMO LA MACCHINA BELLICA

CON LA PALESTINA FINO ALLA VITTORIA!

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