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Le profezie di Rajoy sul Venezuela… si sono compiute in Spagna

Le dichiarazioni del Capo del Governo spagnolo contro il suo collega venezuelano sono state una costante degli ultimi mesi. Ora sembrano aver cambiato scenario con il referendum catalano

di Nathali Gómez – actualidad RT

Le parole che il presidente spagnolo, Mariano Rajoy, ha dedicato durante i mesi scorsi contro il governo venezuelano sembrano essersi rivolte contro di lui durante la violenta giornata del referendum indipendentista in Catalogna, quando quasi mille persone sono rimaste ferite per l’azione repressiva della Polizia spagnola.

Esattamente un anno e mezzo fa, il capo del governo spagnolo ha fatto un esercizio d’immaginazione in un articolo di opinione pubblicato dal quotidiano El País. Era il 18 febbraio 2016. “Noi spagnoli dobbiamo capire il Venezuela. Immaginiamo che non ci fossero elezioni con mezzi di comunicazione indipendenti o che questi finissero venduti a gruppi legati al regime”, scriveva il presidente spagnolo ignaro di quello che sarebbe accaduto il 1 ° ottobre in Catalogna.

Intervistato da RT, l’esperto di questioni internazionali Luis Quintana ricorda che nella giornata di domenica, nel momento in cui il governo catalano ha proclamato la vittoria del “si” nel referendum di indipendenza, invalidato dalla Corte costituzionale, i mezzi d’informazione spagnoli hanno affrontato la questione in forma “molto squilibrata”.

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“Durante tutta la mattina di ieri trasmettevano la loro programmazione regolare della domenica, dedicando un tempo marginale alle notizie, come se non stessero vivendo la maggiore crisi degli ultimi 40 anni”, ha affermato l’esperto.
 
Da parte sua, il segretario generale di Podemos, Pablo Iglesias, ha pubblicato le immagini di un gruppo di lavoratori della TV spagnola (TVE), con cartelli in cui era scritto: “vergogna”.

Il Consiglio d’amministrazione di TVE ha richiesto “le dimissioni immediate” del direttore di questo canale, Antonio Álvarez Gundín, per la “scarsa copertura” del referendum e la “visione parziale e  prevenuta” sul fatto. Lo riporta ‘El Periódico’.

Secondo il Consiglio, da settembre c’è stato un “oscuramento o la riduzione alla minima espresione” delle “informazioni essenziali per comprendere” quello che accadeva in Catalogna.

 

Altre parole di Rajoy

In quest’articolo del 2016, il capo del Governo spagnolo ha espresso che la sua gestione è sempre stata “per la libertà, proteggendola e anche rappresentandola”. Tuttavia, i lavoratori di TVE hanno dichiarato nella loro protesta che “la cosa più grave” è che le informazioni sulle “azioni e modalità di voto” sono state ridotte al minimo e che le notizie potevano essere apprese solo attraverso i video condivisi sulle reti sociali e altri mezzi di comunicazione che mostravano come gli agenti della forza di sicurezza impedivano con la violenza il voto di alcuni catalani.   

 
Il plebiscito venezuelano
Il 17 luglio scorso, un giorno dopo il plebiscito non vincolante convocato dall’opposizione venezuelana per chiedere ai loro seguaci se volevano o meno le votazioni per l’Assemblea Nazionale Costituente (ANC), il ministro degli esteri spagnolo Alfonso Dastis ha esternato le sue minacce al Venezuela, arrivando a paventare l’applicazione di sanzioni “individuali e selettive” qualora ci fosse stato il voto del 30 luglio. Il 30 luglio poi otto milioni di venezuelani votarono per eleggere i 545 membri costituenti dell’ANC ponendo di fatto fine alle proteste di oltre tre mesi che hanno prodotto oltre cento morti.

L’uscita dalla crisi del Venezuela “deve essere negoziata, democratica e pacifica”, dichiarava Dastis, secondo quanto riportava El Mundo.
 
Il Presidente venezuelano, Nicolás Maduro, ha messo in discussione la legittimità della consultazione “parallela allo Stato”, poiché non era stata posta sotto il controllo dell’organo elettorale competente venezuelano e i suoi risultati non potevano essere verificati a causa della bruciatura dei registri di voto una volta completato il processo.  “Per Rajoy è legale una consultazione parallela con lo Stato, alla Costituzione, una consultazione interna che ho permesso, perché esiste la libertà di espressione, ma non è legale il referendum che il popolo della Catalogna ha indetto per decidere il loro status davanti allo Stato spagnolo”, affermava in modo profetico Nicolas Maduro in un video del 18 luglio rivolto proprio a Rajoy.

Il Capo del governo sapgnolo aveva dichiarato due giorni prima che il referendum catalano non si sarebbe celebrato perché “non ha la minima possibilità di farsi, è illegale e contro tutte le leggi”. Lo riportava il giornale ABC. “Non devo dire né interferire negli affari interni della Spagna o della Catalogna, ma tu, Mariano Rajoy, tira fuori il naso dal Venezuela”, ha dichiarato il presidente venezuelano in quel momento.

 
Sul Referendum della Catalogna
Il 27 settembre, dopo aver stretto le mani con Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, con cui Rajoy ha dichiarato di avere “innumerevoli interessi e valori comuni”, il capo del governo spagnolo ha affermato che “era preoccupante la deriva totalitaria” in cui era il Venezuela, paese descritto come” non democratico”, nella conferenza stampa congiunta.

“In Venezuela ci sono prigionieri politici, ci sono persone in carcere per il solo motivo di pensarla diversamente dal signor Maduro”, ha dichiarato il capo del governo spagnolo durante l’incontro con Trump.

“Il Venezuela è in una deriva che conduce inevitabilmente, ad una dittatura”, ha detto il leader del Partito popolare (PP).   Tre giorni dopo queste dichiarazioni, il presidente venezuelano ha annunciato azioni diplomatiche contro il governo spagnolo.

Secondo Telesur, una settimana prima del referendum catalano, il capo del governo spagnolo ha notificato a 947 sindaci della Catalogna 75 alti funzionari della Generalitat ed alla polizia locale (Mossos d’Esquadra) circa le conseguenze penali della loro partecipazione ai preparativi per la consultazione popolare.

Inoltre, la Guardia Civile ha arrestato 14 alti funzionari in un’operazione in diverse sedi della Generalitat per raccogliere prove sul referendum, prosegue Telesur.

Domenica, il presidente venezuelano ha chiesto retoricamente nel suo programma televisivo quale dei due presidenti fosse il “dittatore”.
 

Venezuela e Spagna nelle reti sociali
Coloro che hanno seguito molto attentamente le dichiarazioni del presidente spagnolo sulla situazione interna in Venezuela, hanno inondato le reti delle loro critiche e dei loro commenti carichi di ironia sull’azione della polizia nella consultazione popolare.

Il Ministro per l’istruzione universitaria, la scienza e la tecnologia del Venezuela, Hugbel Roa, ha confrontato in un tweet le minacce sulle elezioni dei membri dell’ANC in Venezuela e quello che è poi accaduto in Catalogna.

Un altro utente ha fatto lo screenshot  di una dichiarazione di gennaio di quest’anno di Rajoy e ha messo in rilievo le differenze con la situazione di domenica scorsa.

Un altro utente ancora ha messo in rilievo un confronto del concetto di democrazia e dittatura nei due governi.

Traduzione de l’AntiDiplomatico

Questo articolo compare in contemporanea su Contropiano e L’Antidiplomatico

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