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Il silenzio di Mosca

Dal 6 agosto l’Ucraina ha occupato oltre 1.000 Km quadrati dell’oblast di Kursk e la Russia come risposta a quest’invasione ha mobilitato truppe dall’Ucraina nella regione occupata ed ha dichiarato lo stato di emergenza nelle regioni di Belgorod e in altre confinanti.

Il presidente Usa Joe Biden, finora prudente nel commentare quest’offensiva dell’Ucraina, ha dichiarato che si sta creando un vero dilemma per Vladimir Putin, il quale quasi in tempo reale ha risposto dichiarato che quest’offensiva ucraina non sarebbe altro che una mossa tattica per presentare sul tavolo delle future trattative di pace che anche gli ucraini hanno occupato parti del territorio russo e che quindi sarebbero alla pari. Esplicitamente Putin non ha detto altro e complessivamente Mosca sul piano delle prospettive politiche sta osservando, secondo me, un preoccupante silenzio politico.

Al riguardo la scena politica è stata occupata da Zelensky che ha dichiarato che per una pace giusta, russi e ucraini dovrebbero lasciare i territori occupati, non male, ma sia chiaro però che occupare un territorio è una cosa ma altra è governarlo con il consenso dei cittadini, comunque di queste future trattative di pace non se ne vede neanche l’ombra perché non sono in programma e non c’è nessuna prospettiva di pace e gli ex territori ucraini, oggi a fronte di referendum sono paesi che fanno parte della Federazione russa..

Biden ha dichiarato anche che i funzionari americani sono in costante contatto con quelli di Kiev [1]. Al riguardo proprio i funzionari statunitensi, sono stati citati dal Wall Street Journal e hanno dichiarato che l’incursione sembra cominciare a dare uno dei risultati voluti in quanto ha costretto Mosca a muovere una parte delle sue truppe dall’Ucraina verso i suoi confini. Queste dichiarazioni dimostrano che la regia delle operazioni d’invasione dell’Ucraina in territorio russo sono condotte dall’Ue e dagli Usa mentre sul piano militare, com’è noto, sono affidate alla Nato che ha tra i suoi obiettivi soprattutto la ri-militarizzazione del fianco orientale dell’Europa che è iniziata nel 2014 con il colpo di stato a Kiev denominato “Golpe di Piazza Maidan”.

La Nato che dal 9 all’11 luglio ha celebrato a Washington il suo 75° anniversario, si sta preparando e il progetto è in fase avanzata per un non impossibile scontro diretto tra la Nato e la Federazione Russa lungo la linea che va dal Mar Baltico al Mar Nero e proprio quest’invasione formalmente dell’Ucraina che è appena iniziata occupando questi più o meno 33-34 Km lungo il confine tra l’Ucraina e la Federazione Russa con una penetrazione all’interno del territorio ucraino di circa 30-40 Km conferma che il progetto Nato è in esecuzione. Quest’occupazione ucraina rappresenta un tratto importante di questo progetto Nato [2].

Dai telegiornali apprendiamo che l’Ucraina ha occupato la città di Sudzha e i media hanno salutato l’evento con grande enfasi perché si tratta di una cittadina strategica in quanto ospita alcuni impianti che svolgono la funzione di stazionare il gas russo che viene esportato verso l’Europa e si trova tra due fiumi, Sudzha e Olëšnja a un centinaio di chilometri a sudovest del capoluogo di Kursk. Ospita una stazione di misurazione (funzione delicata) del gas naturale russo proveniente dalla Siberia occidentale che, come dire, attraverso i gasdotti ucraini raggiunge l’Europa e lavora circa il 3% delle importazioni di gas europee. Attualmente, la gran parte del flusso di gas russo verso l’Europa è interrotto, ma rimangono le forniture alla Slovacchia e all’Ungheria che com’è noto, quest’ultimo, è il Paese più ostile nell’Ue e nella Nato rispetto al sostegno che viene dato a Kiev con armi e quant’altro mentre è più favorevole e disponibile verso Mosca.

Al momento con le notizie disponibili non si ha un quadro esatto delle operazioni militari ed è difficile fare previsioni sull’evolversi del conflitto, certo è che con il conflitto Ucraina-Russia, la Nato ha compiuto una svolta e le evoluzioni militari sono ad uno stadio che ormai non si può più da parte di nessuno non riconoscere che l’Ue, gli Usa e la Nato stanno perseguendo l’obiettivo di destabilizzare la Federazione della Russia, tuttavia, il principale obiettivo perseguito dai vertici ucraini è, con molta probabilità, costringere il ridispiegamento di importanti forze russe a difesa del territorio invaso, distogliendole in tal modo dal teatro del Donbass, dove l’offensiva di Mosca, in corso da quasi quattro mesi, si sta ora avvicinando a raggiungere risultati importanti, quali l’occupazione di Pokrovsk e Kostantinivka, centri cruciali nel sistema difensivo di Kiev. Per il momento, comunque, la reazione russa sembra continuare ad essere condotta con lentezza di manovra, alla quale peraltro Mosca ci ha abituato in questo conflitto.

È chiaro che se l’Ucraina e la Nato riusciranno a consolidare l’occupazione dei territori russi, ma al momento è soltanto un’opzione o se si preferisce anche un’ipotesi, l’obiettivo di indebolire anche i paesi del Brics sarà un obiettivo raggiunto. È noto che tra la Russia e la Cina le relazioni politiche-commerciali sono ottime e metterle in crisi è l’obiettivo della destra in Italia e in Europa e la Lega di Salvini con qualche dichiarazione a favore della Federazione russa sembra che sia sostenitore di Putin ma di fatto non respinge il conflitto in corso e vuole soltanto la rottura tra la Cina e la Federazione russa.

È chiaro che il sostegno alla Federazione Russia, nonostante che emerga con forza che il suo territorio è accerchiato dall’Ue e dalla Nato e la sua economia è controllata come sappiamo dagli Usa, è una cosa difficile da attivare in Italia perché viviamo in un contesto che sì, abbiamo in Italia delle libertà di espressione, controllate s’intende ed hanno in sé grossi limiti, però in Russia la dialettica politica non c’è, almeno non la vediamo dall’Italia in modo esplicito anche grazie ai media che ombreggiano in parte le notizie più importanti nonché gli approfondimenti sulle stesse perché sono al servizio della Nato e dell’Ue e questo è un problema per chi è un attivista comunista in quanto in generale sia le forze politiche di governo e sia buona parte di quelle dell’opposizione vogliono soltanto la vittoria dell’Ucraina e il rilascio dei territori occupati da parte della Russia che però con referendum delle popolazioni fanno parte della Federazione russa.

Poiché conosciamo la storia del conflitto Ucraina-Russia che è nato grazie al “Golpe di Piazza Maidan” e al non rispetto dell’Ucraina degli accordi di Minsk (Capitale della Bielorussia dove tali accordi sono stati sottoscritti) penso che dobbiamo sostenere la Russia politicamente anche se dinamicamente e chiaramente soltanto dialetticamente analizzando continuamente facendo dichiarazioni il contesto politico del conflitto in corso che muta continuamente anche perché come è stato definito questo conflitto è stato attivato per procura da parte degli Usa, Ue e Nato.

Il governo di Kiev da sempre chiede soltanto armi e permessi espliciti per colpite obiettivi militari in territorio russo, ma mai ha manifestato intenzione di oltrepassare i confini e invadere la Federazione russa, in questa fase che è appena iniziata, comprensibilmente, ha mantenuto un totale riserbo su un’azione militare per la quale il fattore sorpresa come possiamo vedere è stato determinante, e tuttora continua a non esplicitarne chiaramente gli obiettivi anche se ne racconta varie ma mantenendosi sempre nel generico se non nel vago, questo comportamento è anche una prova che l’Ucraina è prigioniera del progetto della Nato della ri-militarizzazione del fianco orientale dell’Europa.

L’operazione di occupazione dell’oblast di Kursk come leggiamo in vari articoli di analisti si stima che le forze complessivamente impiegate siano solo dell’ordine di alcune migliaia, anche se in buona parte di alto valore militare e comunque specialisti, ma è troppo poco, però, per pensare che è in corso al momento una controffensiva di ampio respiro, che possa aprire un vero e proprio nuovo fronte all’interno dei confini di Mosca almeno oggi sembra che sia così.

Ad ogni modo, un’azione di questo tipo, preparata nei dettagli ed eseguita con grande efficacia e determinazione, non può che rispondere a chiari obiettivi tattici, operativi e strategici in visione di obiettivi politici ed economici, che possono essere anche molteplici e di diversa natura. Certamente, irrompere nell’oblast di Kursk è stato un modo per neutralizzare le postazioni da cui i russi continuamente bombardavano la regione di Sumy, e allentare la pressione su di essa. Ecco perché quest’operazione è qualcosa che prepara un’offensiva più profonda in territorio russo.

[1] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/08/14/kiev-raid-sulle-basi-russe-a-kursk-continua-lavanzata_d5833e1d-e084-4ab5-b917-e356234f8ce5.html 

[2] https://contropiano.org/documenti/2024/07/12/la-nuova-guerra-fredda-della-nato-contro-la-russia-ed-il-mondo-multipolare-0174088

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Foto: in allegato

(https://www.giampierogramaglia.eu/2024/08/10/ucraina-guerra-russia-kursk/)

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