La parlamentare svedese Abir Al-Sahlani ha tenuto lo scorso febbraio un discorso al Parlamento Europeo, restando in silenzio, con la mano sulla bocca, limitandosi a dire, negli ultimi minuti a sua disposizione, che “non ci sono più parole da pronunciare”. Anche Volker Türk, l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che “non ci sono parole per catturare gli orrori che si stanno dispiegando di fronte ai nostri occhi a Gaza”.
Questi sono solo alcuni esempi. La lista di coloro che hanno perso le parole è assai più lunga. Io stessa, nel mio piccolo, ho provato per diversi mesi a scrivere questo articolo senza riuscire a trovarle. https://issa-school.org/to-live-together/
(Marina Calcoli: Tempolinea)
Il 20 gennaio del 1942, in una conferenza di alti ufficiali nazisti che si tenne a Wannsee venne avviato lo sterminio degli ebrei, indicato con il termine Endlosung.
La mia generazione è cresciuta con la convinzione che l’orrore germinato nei cervelli del gruppo dirigente hitleriano fosse stato definitivamente cancellato dalla sconfitta della Germania nazista. Nei wieder.
Un filosofo ebreo tedesco che era sfuggito alla Shoah, dopo l’esplosione delle prime due bombe nucleari a Hiroshima e Nagasaki scrisse che le cose stavano molto diversamente: la fine del Nazismo hitleriano, scrisse Gunther Anders, non era affatto la fine dell’orrore, ma solo una sospensione.
Il Reich futuro, quello che vedranno i nostri figli e nipoti, avrà un carattere ben più definitivo e totale di quello che abbiamo conosciuto nei decenni ’30 e ’40.
La potenza distruttiva che la tecnica ha messo a disposizione dell’uomo è destinata a essere scatenata, perché mentre “l’umanità intera è oggi eliminabile”, “quel che conta è solo la nostra inferiorità rispetto alle macchine che abbiamo creato.” (Gunther Anders: L’uomo è antiquato, Vol. I, pag. 57)
Inoltre “…..per prevenire l’estremo pericolo di un richiamo della coscienza abbiamo costruito degli enti cui attribuire la responsabilità, automi di coscienza elettronici, macchine cibernetiche che si assumono, ronzando, la responsabilità, mentre l’uomo si tiene in disparte, e per metà grato per metà trionfante, se ne lava le mani.” (Boringhieri, Volume I, pag. 230).
Ed infine: “la bomba non è sospesa soltanto sopra di noi. La minaccia non cessa mai. E’ sempre soltanto rimandata. Ciò che forse sarà evitato potrebbe succedere domani. Domani sarà sospesa sui nostri figli e sui nostri nipoti…E anche se l’evento estremo non si dovesse mai compiere, anche se dovesse continuare a rimanere sospesa, d’ora in poi saremo condannati a vivere all’ombra di questa ineluttabile accompagnatrice: dunque senza speranza, in un modo che non dipende più da noi.” (Ivi, 287).
Anders aveva colto l’essenziale: la creazione di un sistema tecnico iper-potente provoca al tempo stesso una “vergogna prometeica” nel creatore di questo sistema, e la ineluttabilità del suo effetto.
Dopo il febbraio del 2022 e l’ottobre 2023 siamo entrati nella fase terminale della storia umana. La vendetta dei russi contro l’occidente e degli israeliani contro i palestinesi – ma in realtà contro l’intera umanità, segna l’inizio della Soluzione finale per l’intero genere umano.
Non mi importa di convincere qualcuno dei miei (fortunatamente pochissimi) lettori, perché non intendo proporre nessuna azione, in quanto penso che l’azione non abbia più alcun senso (salvo l’azione di cura nei confronti di te stesso e di coloro che ti stanno vicini).
Mi limito a dire ciò che vedo e ciò che penso. Penso che Israele sia la continuazione del Terzo Reich hitleriano, che il suo destino sia quello di avviare la fase finale, l’Endlosung, che è chiaramente in corso in Medio Oriente, e di cui per il momento le vittime sono i palestinesi, ebrei del secolo ventuno.
Lo strumento di questa soluzione finale potrà essere l’armamento distruttivo guidato dall’intelligenza tecnica, o potrà essere il collasso climatico. O piuttosto una combinazione dei due flagelli.
Per sottrarsi all’infinita violenza della soluzione finale che si svolgerà durante il secolo ventuno mi pare che l’umanità abbia escogitato una via di fuga: la diserzione dalla procreazione, la denatalità come auto-soppressione del genere umano, che ha raggiunto con ogni evidenza il capolinea.
Nel 2022, con lo 0,78 la Corea del Sud ha il tasso di fertilità più basso del mondo – che indica il numero medio di figli che una donna avrà nel corso della sua vita – e si prevede che tale rapporto scenderà ulteriormente a 0,65 nel 2025, secondo le previsioni ufficiali di Statistics Korea. Ma in tutto il nord del mondo (presto anche nel sud prevedono i demografi) il tasso di natalità è sceso molto al di sotto della soglia necessaria perché la popolazione non diminuisca.
La caduta della natalità ha messo in moto un invecchiamento della popolazione, per cui a questo punto la natalità non può che continuare a decrescere. Siatene certi: il tasso di natalità non può risalire perché un terzo della popolazione è fatta di anziani, perché la fertilità maschile diminuisce a causa delle microplastiche, e perché la connessione informatica sostituisce la congiunzione dei corpi sessuati.
Inoltre l’ultimo fattore denatalitario, forse il più importante, è un crescente rifiuto da parte delle donne di tutto il mondo a generare le vittime di quell’inferno di terrore e miseria che promette di essere il futuro di questo pianeta.
Un gruppo femminista coreano che si chiama 4B ha un programma:
No dating, no sex, no marriage, no children.
L’intelligenza naturale delle donne, l’immaginazione e la volontà del nostro tempo si stanno orientando verso una pacifica auto-terminazione: basta con la procreazione.
* da Il Disertore
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