Una pubblicità, molto ripetuta, trasmette una scena in cui un personaggio vive una situazione in cui molto facilmente vince sempre. Questo slogan, messo con il verbo al passato, deve essere applicato allo Stato sionista, che è razzista e genocida (repetita iuvant!).
La condizione attuale è quella per cui il 7 ottobre è stato un anno che dura la guerra di sterminio a Gaza con al momento 42.924 morti (due terzi donne e bambini), 100.833 feriti (e migliaia di amputati), oltre 7.083 dispersi (triturati sotto le macerie, ultima fonte 16/1/24), senza scordare – ma non trovo da nessuna parte le notizie – i morti per fame e malattie, ovvero colpito almeno il 6,35% dei palestinesi di Gaza.
Insomma, nonostante che l’IDF, l’esercito “più etico del mondo” abbia spianato Gaza (Himmler sarebbe molto invidioso), assassinato leader resistenti, dopo più di un anno ancora non riesce a “normalizzare” ed eliminare il problema palestinese, anzi.
Perché dico “ti piaceva vincere facile?” Eppure lo Stato sionista si vanta di poter colpire dove gli pare.
La risposta è nelle guerre di aggressione che in 76 anni ha condotto il governo razzista sionista, durate sempre poche settimane se non solo sei giorni, mentre la più lunga fu quella del 1948-49, quando si costituì Stato, ricordando che lo fece violando i confini della risoluzione/raccomandazione ONU del novembre 1947, e per raggiungere lo scopo assassinò il 17/9/48 anche l’inviato ONU, lo svedese conte Bernadotte, proprio per non accettare alcuna pace.
In verità un armistizio venne poi stipulato con l’Egitto a Rodi il 24/2/49, l’unico Stato tra gli avversari che allora aveva un minimo di forma statuale costituita, anche se solo dal 1946 aveva visto il ritiro del protettorato militare inglese: nove mesi di ostilità con i sionisti.
Gli altri stati avversari arabi si erano costituiti indipendenti da colonie inglesi e francesi solo nel 1946, per cui avevano una forma statuale debolissima e quindi si adeguarono anche loro all’armistizio.
Il Libano sottoscrisse l’armistizio il 23 marzo (dieci mesi di guerra), la Giordania il 3 aprile (quasi undici mesi di guerra) e la Siria il 20 Luglio (quattordici mesi si guerra).
Per affermare che l’attuale guerra di sterminio degli zeloti è la più lunga in assoluto bisognerà aspettare il 13 dicembre prossimo.
La guerra del ’48-’49 aveva per avversario principale e più ostico l’Egitto – come detto, nove mesi di guerra – per cui la situazione attuale ha ben superato nei tempi quelli avvenuti con quel paese e quindi, alcune considerazioni sullo stato attuale possono essere avanzate.
Ho già detto che l’IDF non è riuscito a eliminare Hamas, entrando in una guerra di logoramento a Gaza e probabilmente tra poco anche in West-bank.
Non ha eliminato o allontanato Hezbollah dal confine nord.
La guerra attuale ha ufficialmente comportato per lo Stato sionista sino ad ora 1.781 morti, di cui 843 militari (373 militari erano tra i caduti il 7/10/23), ma in verità sono molti di più, almeno 33 registrati come morti “civili” e 49 militari morti per “fuoco amico” che non è chiaro dove siano registrati (fonte 16/5/24); i feriti IDF sono stati 13.572 (al 22/1/2024, mancano aggiornamenti). Cifre che però sembrano “edulcorate” da una propaganda ancora mirata a descrivere Israele come quasi “invulnerabile”.
La guerra si è adesso estesa contro il Libano e contro gli alleati filo-iraniani di Hezbollah, comportando una situazione di continuo cannoneggiamento tra le parti che ha costretto oltre 80mila coloni su quel confine a essere sfollati. Un problema stringente per Netanyahu, che non è stato risolto con gli ultimi atti terroristi “elettronici”, né con i bombardamenti massicci, né con gli omicidi mirati in stile mafioso (che sembra la vera “natura” dei sionisti). Anzi, con Yahya Sinwar hanno creato un eroe da imitare.
Gli Houthi dello Yemen hanno bloccato parte del flusso delle navi verso lo Stato razzista nel mar Rosso, per cui il porto di Eilat ha perso l’85% del traffico (fonte luglio 2024), con conseguente perdita di posti di lavoro e redditi. L’intervento navale-militare degli yankee e dei loro governi-yes-men non ha prodotto risultati, anzi gli Houthi stanno cominciando a lanciare missili a lunga gittata verso lo Stato sionista.
Il turismo in “terra santa” è di fatto cessato (chi ci va in un paese in guerra, che lascia per di più mani libere a fanatici razzisti?) e con esso è finita una grande fonte di guadagno dello Stato zelota con le tasse (povertà che scontano anche i palestinesi residenti).
Questa crisi economica ha visto a luglio 2024 dati catastrofici per lo Stato sionista: – 60% degli investimenti esteri e il fallimento di 48mila aziende, nonché varie centinaia di migliaia di riservisti costretti a sospendere il lavoro per il servizio di leva e sottoposti a stress post-traumatico: le uniche aziende che “tirano” sono quelle delle armi e della “sicurezza”.
In maniera esplicita, il “rating” dell’economia dello Stato razzista è passata da A2 a Baa1 “con outlook negativo“.
Una situazione così catastrofica ha conseguenze anche tra la popolazione dello Stato sionista: a luglio 500mila cittadini sono espatriati.
Le conseguenze sono anche politiche, con continue manifestazioni di massa per richiedere la liberazione degli ostaggi a Gaza e di conseguenza, tramite un accordo con Hamas, terminare le ostilità (ma non mi sembra che i dimostranti siano preoccupati per il genocidio in corso).
Netanyahu, per evitare contestazioni, aveva già sciolto il “consiglio di guerra” e per aumentare i soldati in servizio aveva eliminato persino l’esenzione alla leva degli “ultra ortodossi”.
La Corte di Giustizia Internazionale, con molta fatica e molto tergiversare, ha riconosciuto le condizioni in essere per un genocidio a Gaza e ha ribadito il diritto e la legittimità di uno stato palestinese secondo i confini del 1967 con Gerusalemme compresa (anche l’ONU recentemente).
Mentre la Corte Penale Internazionale dovrebbe emettere il mandato di cattura contro Netanyahu e Gallant per genocidio, mandato richiesto a maggio e in attesa perché, evidentemente, la corte è “eterodiretta” dagli USA e governi complici, che così ha permesso il libero movimento nel mondo e la partecipazione di Netanyahu all’Assemblea Generale ONU il 27/9/24, per di più dando da lì – un luogo preposto istituzionalmente alla pace – l’ordine di assassinare Nasrallah.
L’intransigenza del governo Netanyahu, che perdura nella risposta solo militare e che sabota ogni possibile accordo di tregua con Hamas, sembra irrazionale, perché continuando così non si vede una soluzione alla crisi a Gaza (e ora in Libano) e porta lo Stato zelota verso un’implosione, sia economica che sociale, un continuo stato di guerra a cui non è mai stato sottoposto dalla fondazione.
L’unica risposta che mi so dare è che il governo Likud è composto da integralisti fanatici il cui unico e solo obiettivo è la pulizia etnica della “Palestina mandataria” – che essa si ottenga con un genocidio o con la fuga dei palestinesi è solo un dettaglio – con l’illusione che, ammazzando, si possano ridurre i nemici alla sottomissione.
La conclusione a fronte di questa situazione chiarisce come il prolungare della guerra è destabilizzante per lo Stato sionista e il suo governo ha un’unica soluzione: distruggere e ammazzare quelli che considera nemici o che potrebbero concordare con loro una pace, che assolutamente non vogliono.
Continuare in questa situazione è perciò distruttivo per i sionisti, ma assolutamente non vogliono vederlo.
* collettivo Palestina Roma-Trullo
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Andrea vannini
ottimo, come sempre, De Prai. Mi auguro, come non mai, la distruzione (implosione, esplosione? ciò che conta é che scompaia “dalla faccia della terra”) dell’ entità sionista-fascista, del mostro chiamato Israele. vista la composizione etnica attuale della popolazione israeliana, é auspicabile che tornino da dove vengono (non sono pochi con due passaporti). perché mai non urlare: “sionisti go home!”?