Ho avuto una discussione in un gruppo chat sulla Palestina, discussione che mi ha evidenziato come su queste questioni ci sia superficialità e mancanza di analisi marxista.
Nel confronto sento sempre la necessità di capire senza fissarmi su pregiudizi e nella discussione che ho affrontato c’era in particolare una critica velenosa verso i combattenti curdi del Rojava, perché sono “appoggiati” dagli yankee, quindi sono percepiti tra i “nemici”, tra l’altro l’unica esperienza socialista, laica e di liberazione delle donne in quell’area.
Non condivido minimamente questa visione critica dei curdi perché vi vedo lo stesso meccanismo “ideale” per cui noi “occidentali di sinistra” pensiamo che tutto il resto del mondo dovrebbe adeguarsi alle nostre visioni, altrimenti sbagliano.
E’ lo stesso meccanismo mentale per cui Borrell ha affermato: “noi siamo il giardino e nel resto del mondo c’è la giungla”.
Per capire cosa avviene in Medio Oriente e aree vicine, e come porci noi come comunisti, è necessario fare una analisi a più larga visione.
L’attuale situazione politica mondiale, dopo 500 anni di domini coloniali dell’occidente, vede l’inizio della fine della sua egemonia a cominciare dalla sua cultura, trascinando nella sua caduta anche ciò di buono che ha prodotto: la modernità.
La modernità è già esistita nel passato, era quella ellenistica, terminata con la presa al potere della Chiesa Imperiale di Costantino che produsse la chiusura delle scuole filosofiche e la relativa perdita delle conoscenze scientifiche.
Dopo mille anni la modernità è risorta in occidente dopo l’apertura dei viaggi oceanici, la conoscenza di un mondo vasto e dopo la rottura culturale prodotta dalla Riforma Protestante, a cui seguì l’Illuminismo e i filosofi tedeschi, il punto più alto con Karl Marx.
Questa modernità ha favorito la ricerca scientifica e la società svincolata dalle religioni, la centralità dell’umanità con i suoi diritti inalienabili, la democrazia popolare e il comunismo (attualmente sconfitto in occidente).
La fine del “socialismo reale” ha consentito al Capitalismo di proporsi quale essere l’artefice di questa modernità, cosa falsa, ma che rischia di farla percepire negativa e da respingere dai popoli (e dai governi) fuori dell’occidente.
Se fino a 40 anni fa le lotte erano essenzialmente di liberazione (socialismo, laicità, uguaglianza di genere, eccetera), con la fine del “socialismo reale” tali lotte ora sono limitate spesso alla sola decolonizzazione (vedi l’Iran) e miste (i palestinesi non hanno solo Hamas, ma anche settori comunisti).
Il risultato di questa situazione attuale è che chi lotta per la decolonizzazione e la liberazione non ha più un punto di riferimento e un sostegno materiale sicuro (l’Unione Sovietica) e deve perciò agire secondo le possibilità in essere.
Guardando all’area medio orientale sono quattro i popoli che hanno subito stragi, pulizie etniche e genocidi.
Il popolo greco, di cui i nostri mainstream rimuovono le persecuzioni subite dai vari regimi oscurantisti turchi, per ultimo nel 1974 la pulizia etnica sull’isola di Cipro dove erano la maggioranza della popolazione, nel silenzio complice dei governi occidentali e della NATO: la stessa UE rimuove normalmente la questione cipriota accettando lo “status quo”.
Il popolo armeno ha subito, sempre dai regimi turchi, un vero genocidio (un milione di morti durante la prima guerra mondiale) e recentemente nel 2023 la pulizia etnica in Nagorno-Karabakh ad opera del regime azero armato e fomentato da quello turco; questo specialmente per colpa del primo ministro armeno filo-yankee Pashinyan, che ha perseguito la rottura con la Russia, l’unico soggetto che poteva difendere gli armeni, lasciandoli alla mercè turca.
Il popolo curdo, diviso su quattro paesi (Turchia, Siria, Iraq e Iran) ha subito negli anni genocidi ad opera dei governi turchi, iraqeni, dell’Isis e repressione politica in Iran; le idee politiche di sinistra e di liberazione di Ocalan sono rifiutate e combattute specialmente dal regime turco che vuole – sì – la pulizia etnica dei curdi, ma anche impedire la diffusione delle loro proposte politiche.
Con la guerra contro lo stato islamico (ISIS) i curdi del Rojava sono riusciti a liberarsi da soli, ma costretti ad avere l’appoggio yankee per impedire ulteriori genocidi turchi (vedi l’area di Anfrin); aiuto sempre in forse perché gli yankee stanno in Siria solo per imporre la loro egemonia in contrasto alla Russia e all’Iran, sempre pronti a voltafaccia e tradimenti improvvisi.
L’attuale situazione di caos in Siria è dovuta a un mix di interessi diversi: yankee che appoggiano (anche con i nazi-ucraini) i tagliagole favoriti dal re di Giordania e armati dal governo turco, quest’ultimo per nulla preso di sorpresa ma primo complice perché vuole ritagliarsi un pezzo di Siria e arrivare all’eliminazione del Rojava curdo, tutti che di fatto sostengono, direttamente e indirettamente i razzisti sionisti.
Il popolo palestinese, infine, è il quarto popolo sotto pulizia etnica, ora più isolato per l’azione degli yankee che hanno costretto alla tregua Hezbollah, mentre il regime turco, che a parole è per il sostegno dei palestinesi, nei fatti agisce contro la Siria e Hezbollah, costringendo entrambi a difendersi dai tagliagole invece che isolare i colonialisti messianici.
Tra le vari affermazioni bislacche che ho sentito ci sono quelle che giustificano in qualche modo il regime turco, quasi fosse un regime “progressista”, perché Erdogan, a parole, condanna i sionisti, mentre è complice dell’azione dei sionisti: se la flotta militare turca facesse nel Mediterraneo orientale quello che meritoriamente fanno gli Houti nel mar Rosso, ovvero impedire e sequestrare le navi dirette verso lo Stato razzista sionista, l’azione genocida sarebbe impedita da mesi.
E’ chiaro che i palestinesi hanno bisogno di un sostegno concreto, quindi che Hamas accetti il sostegno del governo iraniano non è solo necessario, è anche una scelta obbligata, un po’ come per i curdi che hanno necessità a farsi appoggiare dagli yankee in mancanza d’altro.
Insomma, se veramente vogliamo appoggiare i palestinesi è necessario capire cosa succede e allo stesso tempo evitare di trasformare popoli sotto minaccia di genocidio, come i curdi, in oppressori e trasformare governi di delinquenza seriale, Erdogan e il regime turco, in difensori della libertà.
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Pasquale
Farsi aiutare per non soccombere o peggio per non estinguersi a colpi di genocidio è sacrosanto. Il vero problema è che un aiuto offerto dall’imperialismo criminale non è mai disinteressato. In Italia ne sappiamo qualcosina.
Paolo DP
infatti gli yankee, come il re Mida, dove toccano trasformano tutto in sangue e merda