Chiamatela Nuova Yalta. Chiamatela architettura della sicurezza in Europa. Nei fatti: un grande patto che garantisca gli interessi russi dai mari del Nord ai porti nel Mediterraneo. È di questo che Vladimir Putin intende discutere con il presidente statunitense Donald Trump, come ha ribadito proprio ieri il portavoce del Cremlino. Insomma, il modo in cui russi guardano alla telefonata fra i due capi stato è distante dalle analisi che corrono fra Washington, Londra e Bruxelles.
Per quanto costosa sul piano politico, sul piano economico e soprattutto su quello umano, la questione Ucraina è solo una parte del progetto putiniano. Così, a ventiquattro ore dal colloquio nessuno a Mosca parla di «successo». Nessuno usa il termina «vittoria», che in Russia ha assunto un significato sacrale. Nessuno discute la fine delle tensioni con l’Europa e con gli Stati Uniti, per non parlare delle operazioni militari oltre confine che vanno avanti da tre anni. L’impressione è che nella cerchia di Putin siano convinti di essere al principio di un lungo percorso.
Al grande patto sulla sicurezza i russi vorrebbero arrivare trattando solamente con Trump. Considerano prematuro coinvolgere la Cina, che pure è un partner e spinge da mesi per avere un ruolo, come ha riportato il quotidiano Financial Times. Scartano l’ipotesi di avere al tavolo governi europei perché, lo ha ribadito il ministro degli Esteri, Lavrov, «hanno abbandonato la diplomazia e sono passati al linguaggio delle minacce»: per loro, sempre secondo Lavrov, la telefonata di Trump dovrebbe essere una «sveglia» per il ritorno al dialogo.
Un’apertura sorprendente rispetto alle posizioni dei mesi scorsi riguarda la presenza dell’Ucraina, che «in un modo o nell’altro» dovrebbe prendere parte alle trattative. Molto a questo proposito dipenderà dalle future scelte politiche del paese, che secondo il Cremlino è retto al momento da un presidente e da un governo illegittimo, e per Trump dovrebbe organizzare al più presto nuove elezioni.
Il Cremlino cercherà di sfruttare il filo diretto con Washington per alzare la pressione politica sull’Ucraina. Da tre anni Volodymyr Zelensky spinge la nazione alla lotta con la promessa dell’ingresso nella Nato, e quindi nella istituzione dell’occidente. La fine delle ambizioni può indebolire il suo potere. Non a caso nelle ultime ore Zelensky ha dato il via libera a sanzioni contro quattro oligarchi considerati rivali politici, fra loro l’ex presidente Petro Poroshenko, che aveva sconfitto alle presidenziali nel 2019.
«Da quando ha abbandonato i colloqui a Istanbul, Zelensky ha trovato sulla sua strada soltanto opzioni peggiori per l’Ucraina», nota l’opinionista del panorama liberale Yulia Latynina parlando dei colloqui organizzati in Turchia nel corso del conflitto e terminati senza risultato. Per l’influente senatore Vladimir Dzhabarov del partito di governo Russia Unita, «Zelensky non ha un dialogo con Trump, è stato semplicemente messo al corrente di quel che accade, e per questo è molto preoccupato». Il messaggio agli ucraini è chiaro: a questo punto più si combatte e più avete da perdere.
L’altro strumento con cui il Cremlino porterà avanti il programma è quello militare. Dopo la telefonata con Trump l’esercito di Putin ha compiuto pesanti raid su infrastrutture strategiche a Kiev e a sud, nella regione di Odessa, in particolare nel distretto di Izmail, un importante porto fluviale al confine con la Romania usato per le forniture di armi.
Oltre ai bombardamenti a distanza, i russi proseguono la lenta e inarrestabile avanzata nel Donbass. Chilometro dopo chilometro. Villaggio dopo villaggio. Strada dopo strada. Una marcia che sfianca le difese ucraine, contro la quale né Zelensky né i generali che si sono avvicendati al suo fianco hanno ancora trovato un rimedio.
Trump è convinto che esistano buone possibilità di chiudere la guerra in tempi stretti. Ma l’Ucraina non è il solo punto sull’agenda russa. Per questo Putin cercherà di usare l’indiscutibile vantaggio sul piano bellico come leva nei negoziati per ottenere dagli Stati Uniti un’intesa ben più vasta rispetto alle terre che nessuno sembra ormai disposto a contendergli.
* da il manifesto
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Andrea Vannini
Lo stato, il governo e il Presidente della Russia hanno una lucida visione strategica e lo si è visto assai bene e lo si vede anche ora. Nessuna illusione che la pace sia vicina. Gli USA scaricheranno sulla ue la guerra ucraina. L’ augurio é che la Russia continui la sua avanzata e che l’ intera ucraina sia liberata dai fascisti e dagli imperialisti. Meglio ancora se sarà lo stesso popolo dell’ Ucraina a insorgere e a regolare i conti con i fascisti che lo hanno portato alla disperazione e alla distruzione.