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25 Aprile 2025: un primo bilancio

Un possibile bilancio storico-politico del dibattito sviluppatosi in questi giorni attorno alla ricorrenza del 25 aprile ci indica che nello scorrere del tempo la posizione della forza politica di maggioranza relativa (elezioni 2022) che ha indicato la presidente del consiglio e sostiene la maggior parte della struttura governativa si allontana sempre di più dalla matrice costituzionale così come questa si era formata nel dibattito dell’Assemblea Costituente sorta all’indomani della vittoriosa Resistenza al nazi-fascismo.

Il nodo di fondo rimane quello della continuità tra Fratelli d’Italia e il MSI nel segno della traccia comune (permanente) tra la formazione neo-fascista degli Almirante e Romualdi da cui deriva FdI (la cui fondazione era avvenuta saltando anche il passaggio di AN) e la Repubblica Sociale.

In allora, tra il 1943-45, si era tracciato un punto di rottura nella storia d’Italia.

Un punto che appare evidente non può essere colmato da dichiarazioni spurie e ambigue o – addirittura – da proclamazioni di anti-antifascismo.

Vi fu cesura epocale e Fratelli d’Italia è rimasto dalla parte sbagliata di quella frattura storica.

Permangono motivi molto validi per sostenere questa tesi:

L’appoggio all’invasione tedesca è la ragione per la quale la Repubblica di Salò non può essere considerata parte della continuità dello Stato, anche di quello liberale e della diarchia monarchico – fascista: aver intuito questo elemento contribuendo al riconoscimento del governo Badoglio come governo legittimo nella linea di prosecuzione dell’identità statuale è stato il grande merito del CLN (o almeno della maggioranza dei suoi componenti) e della “svolta” togliattiana.

La scelta del riconoscimento del governo Badoglio e la formazione della Resistenza consentirono una rilegittimazione dello Stato assolutamente decisiva per l’avvenire, anche se la legittimazione della Patria fu conquistata soltanto al momento della Liberazione delle grandi città del Nord da parte dei partigiani

Non si tratta di una distinzione capziosa: il 25 aprile Stato e Patria si ricongiunsero ponendo le basi per la formazione di una democrazia posta al di fuori da un binario di mera prosecuzione con quello che era stato l’antico Stato liberale frutto dell’incompleto Risorgimento (come ben intuito da Gramsci nei “Quaderni”).

L’esito del 25 aprile consentì di costruire la democrazia e arrivare nel giro di pochi mesi a libere elezioni nel marzo – aprile 1946 quelle amministrative, il 2 giugno elezioni per l’assemblea costituente e referendum istituzionale.

Il MSI rappresentò il soggetto “contro” questa costruzione democratica e l’evidente continuità con Fratelli d’Italia rimane il punto sul quale si infrange una sua possibile “ammissione costituzionale”.

La sparizione dei partiti che avevano realizzato, essenzialmente attraverso il lavoro della Costituente, quel momento di costruzione democratica non ha lasciato comunque nessuna nuova possibilità di legittimazione per un’eventuale “Seconda Repubblica” e il dibattito cui abbiamo assistito in questi giorni (compreso l’invito a “manifestare sobriamente”) ha dimostrato che lo iato si sta allargando anzichè restringersi.

Le forze politiche dell’opposizione sono chiamate a tener conto di questo dato e di conseguenza a valutare appieno l’atteggiamento da tenere soprattutto rispetto all’eventualità (come sta avvenendo) di passaggi a modifiche costituzionali.

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