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La para-Nato: cronaca di una disgregazione atlantica

Per il filologo Luciano Canfora la guerra in Ucraina ha dato luce a una nuova alleanza militare informale, a trazione franco-inglese.

Nella prefazione al libro del generale Fabio Mini, «La Nato in guerra», Luciano Canfora denuncia la crisi irreversibile dell’Alleanza atlantica, svuotata di senso e travolta da logiche arbitrarie. Secondo il professore, il progressivo disimpegno degli Stati Uniti ha favorito la nascita di una para-Nato franco-inglese.

Sostenuta da Bruxelles e da Varsavia, ha scavalcato l’Unione europea imponendo 800 miliardi di euro di spese militari, senza alcuna legittimazione parlamentare. Un’alleanza informale che, come il «grande impazzimento» descritto da Thomas Mann nella «Montagna incantata», rischia di condurre l’Europa di nuovo al disastro.

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«Il 14 dicembre 2023 il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge che impedisce al Presidente di ritirarsi dalla Nato senza il consenso della Camera e del Senato USA». Iniziativa a dir poco stravagante e dal valore giuridico pressoché nullo, come del resto l’iniziativa non dissimile inflitta dall’allora Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al «socio di maggioranza», gli Stati Uniti, nell’ottobre 2024. All’epoca – tranne la stampa quotidiana – tutti ormai sapevano che Trump avrebbe vinto le elezioni presidenziali.

Ebbene, in previsione di ciò, la «trovata» di Stoltenberg vincolava il futuro presidente USA a continuare a finanziare la guerra contro la Russia in Ucraina, quale che fosse l’esito delle elezioni presidenziali. I due provvedimenti si rassomigliano non solo per stupidità e inconsistenza giuridica, ma soprattutto come indizio di una crisi alla quale non si sa più come porre riparo se non con provvedimenti arbitrari e liberticidi.

Con la scelta della presidenza Biden di fare la guerra alla Russia «per procura», la già obsoleta, dilatata, ipertrofica e onnivora «alleanza atlantica» scivolava verso una crisi inarrestabile e pericolosa. Quale poteva essere il fondamento per provvedimenti del genere? Palesemente nessuno, nemmeno quel fumoso articolo 2 del Patto Atlantico che untuosamente addita come compito dell’alleanza di «rafforzare le libere istituzioni» (sic!) dei singoli Paesi contraenti.

All’epoca, quando quelle parole ipocrite furono scritte, esse – tradotte in prosa – significavano: se si offre l’occasione, mettete fuori legge i partiti comunisti operanti nei Paesi contraenti. (Per quelli operanti nei Paesi esterni all’alleanza non si usarono circollocuzioni verbali o tortuose e grottesche leggi elettorali o pretesti giudiziari, si faceva brutalmente ricorso a quello che Vincent Bevins, nel suo memorabile libro del 2021, ha chiamato «Il metodo Giacarta», che si potrebbe anche chiamare «il metodo Pinochet».)

Ma torniamo allo sgangherato organismo «atlantico» che ci ha regalato la guerra di Ucraina. Ormai è il «socio di maggioranza» che – come paventato dalla Camera USA nel dicembre 2023 e dal Figaro-Stoltenberg nel 2024 – si sta scrollando di dosso la carcassa. Ciò ha determinato però un effetto imprevisto e tragicomico: la nascita di una specie di velleitaria para-Nato o simil-Nato a trazione franco-inglese, confortata dalla cavalleria polacca di Tusk e dalla capitana d’industria Ursula von der Leyen.

Questa para-Nato ha rapidamente gettato alle ortiche il fantoccio ormai afflosciato su sé stesso dell’Unione Europea, ha inventato un’Europa franco-britannico-canadese e dà ordini ai 27 Paesi imbottigliati nella vecchia carcassa dell’Unione Europea di accollarsi 800 miliardi di spese militari per fermare l’avanzata dei cosacchi del Don.

L’ordine di provvedere a indebitarsi in tal senso è venuto direttamente dalla Presidente della «Commissione Europea» (organo dominante dell’Unione, della quale né Canada né Gran Bretagna fanno parte) senza alcun passaggio, almeno di facciata, nell’aula del fantasmatico Parlamento Europeo.

La disgregazione stravolgente della Nato sta dando frutti analoghi al «grande impazzimento» con cui si conclude La montagna incantata di Thomas Mann. Allora, quel finale voleva essere una profezia post-eventum della Grande guerra del 1914. Speriamo che l’incoscienza franco-inglese non conduca daccapo il mondo a un siffatto disastro.

 * Testo tratto dal volume del generale Fabio Mini, La Nato in guerra. Dal patto di difesa alla frenesia bellica, Edizioni Dedalo, 2025

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