Menu

Altro favore alla banche: casa all’asta dopo sette mesi di arretrato

Il governo delle banche. Questa definizione sintetica del governo Renzi contiene molte verità. Si potrebbero esaminare da vicino molti dei provvedimenti e dei decreti emanati da questa congrega di prestanome e si troverebbe quasi sempre la prova. Certo, nella testa di tutti rimane stampato il “decreto salvabanche”, quello che ha fissato il criterio del bail in anche per i correntisti che erano stati truffati e convinti (costretti, spesso) a sottoscrivere “obbligazioni subordinate” di alcuni istituti, in cima a tutti quella Banca Etruria che aveva il padre del ministro Boschi come vicepresidente.

Ma c’è un altro decreto legislativo, ancora in discussione nelle Commissioni parlamentari, che concede un nuovo, irresistibile potere die sproprioo in mano alle banche. Si tratta della modifica al Testo Unico Bancario che deve recepire – in teoria – “la direttiva 2014/17/Ue sui contratti di credito a consumatori relativi a immobili residenziali”. In pratica, ne norme reativi ai mutui immobiliari.

L’articolo incriminato non consente interpretazioni benevole:

«le parti del contratto di credito possano convenire espressamente, al momento della conclusione del contratto di credito o successivamente, che in caso di inadempimento del consumatore, la restituzione o il trasferimento del bene immobile oggetto di garanzia reale o dei proventi della vendita del medesimo bene comporta l’estinzione del debito, fermo restando il diritto del consumatore all’eccedenza»

Lo scandalo è scoppiato quando, leggendo e traducendo la neolingua legislativa, qualcuno si è reso conto che questa “modifica” consente alla banca di mettere all’asta un immobile il cui proprietario sia indietro con i pagamenti. Appena sette mensilità, anche non continuative, e via, si va all’asta senza più passare per la lunga procedura processuale (in alcuni casi può durare anni, vista la lentezza della giustizia civile italiana) e tu sei messo fuori da casa tua in pochi mesi.

È noto che i contratti bancari, e soprattutto quelli di mutuo, sono stapaffiate chilometriche dense di commi, codicilli e note esplicative (in corpo 4, ossia illeggibili) che nella maggior parte il cliente non legge neppure, preso com’è dal concludere “l’affare”. Quindi il soggetto motore del contratto è per forza di cose la banca. Senza più neanche essere costretta a chiedere un parere al cliente.

Che le cose stiano così, non c’è dubbio. Al punto che gli stessi parlamentari del Pd presenti nelle due Commissioni sono stati costretti a presentare emendamenti di “riparazione”. Almeno in apparenza.

I due presenti in Commissione alla Camera, per esempio, propongono che «la norma non sia retroattiva, e non riguardi quindi i contratti già esistenti», secondo quella logica che imperversa da quasi vent’anni: creare due schieramenti con interessi teoricamente simili ma in contrasto sui dettagli (i “garantiti”, che conservano la vecchia legislazione, e i “non garantiti” che cadono sotto le nuove regole). Come per l’art. 18 e le pensioni, insomma, e per un po’ di tempo. Fino a quando un altro decreto ristabilisce “l’equità” togliendo anche ai “garantiti” ogni tutela.

Ma il punto essenziale del decreto è un altro, lo sanno anche loro. Quindi sono obbligati a chiedere che il governo cambi la regola sul “trasferimento dell’immobile in garanzia”, concedendo al debitore e non alla banca il diritto di decidere di avviare la procedura. E infine di chiarire meglio «le condizioni che determinano l’inadempimento, distinguendolo dal ritardato pagamento»

Anche perché, ricordano a questo punto alcuni parlamentari spaventati dalle possibili reazioni al momento delle elezioni, esistono anche le norma presenti nel «Fondo mutui» del ministero del Tesoro, che prevede – e tutela – il creditore in difficoltà consentendo la sospensione fino a 18 mesi del pagamento della rata del mutuo.

Ma non si intende tornare indietro. Al massimo, ipotizzano alcuni membri delle due Commissioni parlamentari, si potrebbe prevedere un diritto del creditore ad ottenere almeno “l’eccedenza”. Tradotto: se hai chiesto 100.000 euro di mutuo, ma la tua cas viene venduta all’asta per 150.000, forse non è bello che la banca si tenga proprio tutto. QUalcosa, di quei 50.000 in più, dovrebbe pur lasciarlo al neo-sfrattato…

C’è comunque da restare in allarme e “vigilanti”, perché questo governo è completamente privo di scrupoli. E quel che oggi sembra un’enormità che non può essere approvata, nel giro di pochi mesi diventerà il “danno minore” per evitare uno schema anche più infame.

E stiamo parlando della casa di proprietà, ossia di un pilastro dell’ideologia “proprietaria” che tanti consensi ha sottratto alle culture critiche del capitalismo… Figuriamoci sul resto, cosa possono combinare….

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *