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Egitto. I Fratelli Musulmani si “sfilano” dalla manifestazione di domani a Piazza Tahir

I Fratelli Musulmani non parteciperanno al “Secondo venerdì della rabbia”, in programma per domani in Egitto. In un comunicato rilanciato dal giornale Al Ahram, il gruppo si dice «preoccupato» per gli appelli a radunarsi nuovamente in Piazza Tahrir, al Cairo, per una «seconda rivoluzione». «Contro chi è diretta questa rabbia? – si chiede la nota – Chi spinge la gente alla rivolta?». Per i Fratelli Musulmani quella convocata per venerdì è una rivoluzione contro la maggioranza della popolazione oppure un tentativo di mettere il popolo contro le forze armate e i suoi rappresentanti. Per questo i Fratelli Musulmani chiedono ai cittadini di non aderire alla protesta, per evitare una nuova escalation di tensione e di partecipare solo alle iniziative che si propongono obiettivi chiari. «Le forze armate hanno svolto un ruolo significativo nel rispondere alle richieste del popolo e nel proteggere la rivoluzione – si legge nel comunicato – Hanno inoltre rispettato il volere dei cittadini, annunciando una data specifica per il trasferimento dei poteri tramite elezioni libere e trasparenti». La cooptazione dei Fratelli Musulmani nella normalizzazione dello scenario politico egiziano, pone dei seri rischi sull’agibilità della manifestazione di domani e su una possibile repressione violente delle proteste popolari.

Venerdì scorso in piazza Tahrir a Il Cairo, la gente era tornata massicciamente in piazza per rilanciare la rivoluzione bloccata dal regime militare “di transizione” che in questo momento governa l’Egitto. La popolazione teme che la rivoluzione sia in pericolo, e per domani ci si aspetta una ancor più vasta mobilitazione contro la corruzione e per una vera giustizia sociale. “Il popolo vuole spazzar via la giunta militare, siamo scesi in piazza per smetterla con le scuse, la rivoluzione non è finita!” Gli egiziani esigono un cambiamento reale, una rottura netta di tutti i legami ancora esistenti col vecchio regime che tuttora controlla il Paese attraverso la giunta militare al governo.
Il regime infatti ormai da mesi lancia proclami sterili senza però agire: sulle riforme, sulla fine del corporativismo, sul cambio della dirigenza politica e sindacale, sulla censura e su tutte le richieste emerse in mesi di mobilitazione in piazza Tahrir. Soprattutto sulla formazione di un nuovo governo civile il generale Tantawi e la sua giunta militare restano in silenzio, facendo finta di dimenticare il loro ruolo “transitorio” e cercando di mantenere un potere forte nel paese nonostante la piazza richieda una vera sovranità popolare fondata sulla giustizia sociale.

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