Due chiese copte della Libia sono state danneggiate durante i raid aerei dell’Alleanza atlantica, senza però causare vittime: lo afferma monsignor Bachomios , vescovo di Buhayra, Matruh e la Pentapoli, citato oggi dal sito Internet del portale egiziano «Il settimo giorno» (al-Yawm as Sabeea, www.youm7.com). «Le due chiese, quella di San Giorgio a Misurata e quella di San Marco a Tripoli, sono state danneggiate durante i raid che hanno preso di mira campi militari e caserme dell’esercito libico (fedeli al colonnello Muammar Gheddafi, ndr) situati nelle vicinanze», ha detto il vescovo copto-egiziano. «Non ci sono state vittime ma è stato distrutto un muro esterno della chiesa di Misurata, mentre tutte le vetrate della chiesa di Tripoli sono andate in frantumi», ha detto l’alto prelato. «I copti in Libia stanno comunque bene e le funzioni religiose proseguono normalmente», ha assicurato. Lo stesso sito Internet egiziano riporta l’appello, firmato dal «Consiglio delle chiese cristiane in Libia» e sottoscritto dai rappresentanti delle chiese copta, cattolica, greco-ortodossa ed evangelica, che confermano che tra il 30 maggio e il 2 giugno scorsi i bombardamenti della Nato hanno provocato danni ad alcune chiese nel Paese.
Deplorazione per l’attacco a una chiesa copto ortodossa a Tripoli, danneggiata dai raid Nato, e solidarietà alla comunità colpita. La esprime mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di di Tripoli, parlando all’agenzia vaticana Fides. «Abbiamo avuto un incontro cui erano presenti tutti i capi delle diverse denominazioni cristiane presenti a Tripoli, per esprimere solidarietà al nostro confratello copto ortodosso per i danni subiti dalla sua chiesa», racconta mons. Martinelli. «Ci siamo uniti per deplorare l’accaduto ma soprattutto per pregare, perchè la violenza si plachi. In tutti noi resta però la domanda: perchè sta accadendo tutto questo? Siamo rimasti esterrefatti dall’incapacità della diplomazia internazionale e, forse, dal suo pregiudizio che rende impossibile il dialogo con la dirigenza di Tripoli», aggiunge.
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