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Libia, ancora raid, ancora civili e bambini uccisi

Nuova pesante tegola sull’operazione della Nato in Libia, solo 24 ore dopo l’ammissione di aver causato vittime civili a Tripoli: i jet dell’Alleanza hanno colpito nella notte alcuni edifici considerati centro di controllo a Sorman, 70 km a ovest della capitale, 15 i morti tra i quali tre bambini, denuncia il governo libico.

Nel mirino, ha affermato il portavoce di Tripoli Ibrahim Mussa, «l’abitazione di Khaled el-Hamedi», figlio del vecchio collaboratore di Muammar Gheddafi, Khuildi Hemidi, che fa parte del Consiglio di comando della Rivoluzione, ma le bombe hanno colpito anche «altre quattro case e una fattoria, in tutto sono stati lanciati otto missili».

Hamedi è presidente dell’International organization for peace care and relief (Iopcs), una ong libica impegnata in scopi umanitari e da anni partner operativo dell’Unhcr Tripoli, con cui cura dal 2009 un progetto assistenza per rifugiati e migranti in Libia. Tra i 15 morti anche una bambina e un bambino di sei anni e uno di quattro: mentre Hamedi è rimasto illeso, non si trovava in casa al momento del raid.

I cronisti stranieri portati sul posto hanno verificato che gli edifici sono stati letteralmente polverizzati dai missili, quello che è rimasto in piedi porta i segni vistosi di un «attacco in grande stile». Le altre vittime sarebbero invece dei vicini di casa. Mussa ha definito il raid un «atto terroristico e vigliacco che non può in alcun modo essere giustificato».

La Nato ha prima escluso di aver condotto raid nella zona di Sorman, poi ha ammesso il bombardamento senza fornire dettagli su eventuali vittime. Già ieri, quando una «bomba difettosa» ha ucciso 9 civili nella capitale libica e i comandi militari sono stati costretti ad ammettere l’errore, l’Alleanza aveva sottolineato che negli oltre 11.500 attacchi dall’inizio dell’operazione «viene prestata una attenzione tremenda ad evitare vittime civili». Ma a quanto non serve a un tubo. Oppure è solo una balla della propaganda.

Intanto, sul campo, sono da registrare gli intensi combattimenti a Dafniya, a ovest di Misurata, con i bombardamenti delle forze del rais che hanno causato sei morti e 20 feriti tra i i ribelli. Ieri il bilancio degli scontri, con i ribelli che stanno tentando di sfondare il fronte verso ovest e liberare definitivamente Misurata dalla morsa dell’assedio, è stato di almeno otto morti tra gli insorti. I testimoni hanno riferito che le forze ribelli hanno risposto al fuoco nemico utilizzando l’artiglieria. Sconosciuto il bilancio delle eventuali vittime tra i fedelissimi del rais.

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