Ancora un po’ di pazienza. E un altro po’ di vittime civili, prese fra i due fuochi ma di cui alla Nato e alla »comunità internazionale» non gliene frega un tubo. A Sirte, e a Bani Walid, la vittoria degli insorti è sempre lì, a portata di mano, ma manca sempre qualcosa per via della «feroce» resistenza dei gheddafiani. Ieri, secondo al Jazeera, i gheddafisti erano accerachiati e «l’80% di Sirte è sotto nostro controllo», parole di un comandate Cnt. Civili «disperati» – senz’acqua, luce, senza niente da mangiare, ospedale con donne e bambini feriti (da chi?): dov’è la Nato con la sua «missione umanitaria? Idem a Bani Walid, dove il Cnt dice di aver individuato un convoglio con dentro Seif al-Islam Gheddafi e «abbiamo subito informato la Nato» (mamma Nato), ma dove nonostante la schiacciante superiorità sul campo non riescono ancora a vincere la resistenza dei gheddafiani. Altri segnali. Uno, a Tripoli è rientrato dal Qatar Ali Sallabi, uno dei leader islamisti più critici prima contro Gheddafi (imprigionato negli anni ’80) e poi, ora, contro il «premier» del Cnt Mahmoud Jibril, uomo degli americani e dei francesi. Ha tenuto un discorso pubblico per rivendicare un ruolo nella «nuova Libia» per l’Islam «moderato». Lui è un uomo del Qatar, la petro-monarchia che ha finanziato la rivolta, e anche molto vicino al capo militare di Tripoli, l’ex (ex?) mujaheddin e qaedista Abdel Hakim Belhaj. Due, domenica notte un gruppo di 200-300 uomini armati ha attaccato e profanato una moschea di Tripoli: «avevano tutti la barba ed erano vestiti di abiti militari. Erano certo islamici estremisti che vogliono creare problemi, vogliono il potere e controllare la Libia»
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa