Le forze governative yemenite e quelle ribelli che appoggiano l’opposizione hanno firmato un cessate il fuoco, dopo vari altri non rispettati nelle ultime settimane, ma nonostante la tregua testimoni hanno riferito che gli scontri sono continuati nella capitale Sanaa tra milizie tribali rivali, anche con l’impiego di mortai.
Prima dell’ora fissata per il cessate il fuoco, nel primo pomeriggio, almeno altre dieci persone erano morte in incidenti a Sanaa e nella città di Taiz, 270 chilometri a sud-ovest della capitale. A Sanaa le forze fedeli al presidente Ali Abdallah Saleh hanno aperto il fuoco contro migliaia di manifestanti dell’opposizione che, protetti dai soldati del generale ribelle Mohsen al Ahmar, fratellastro del presidente, hanno marciato dalla Piazza del Cambiamento, dove sono accampati da mesi, verso il distretto di Al Qaa, sotto il controllo delle truppe governative.
Testimoni hanno riferito alla televisione panaraba Al Jazira che tre persone sono rimaste uccise e altre 40 ferite. A Taiz, invece, seconda più grande città del Paese, almeno sette civili sono rimasti uccisi e 30 feriti in scontri e duelli di artiglieria fra milizie tribali rivali, schierate rispettivamente con il presidente e con l’opposizione.
Il cessate il fuoco è stato firmato tra il governo e il generale Al Ahmar quattro giorni dopo che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione in cui chiede a Saleh di farsi da parte dopo 33 anni di potere, accettando un piano di transizione proposto dai Paesi arabi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg).
Saleh, a parole, ha accolto favorevolmente la proposta, ma non ha ancora accettato di dare le dimissioni. Un aereo militare che aveva tentato un atterraggio di fortuna è intanto caduto oggi in una base aerea di Lahey, nel sud del Paese, uccidendo nove persone di cui otto ingegneri siriani e il pilota yemenita. Stando alle forze di sicurezza locali, la tragedia è stata causata da un guasto tecnico. Lahey è vicina alla provincia di Abyan, dove i soldati yemeniti combattono per riprendere il controllo della zona, feudo di milizie vicine ad Al Qaida.
Nella provincia settentrionale di Maarib, invece, un medico uzbeko è stato rapito la scorsa notte. Fonti tribali del posto, ostili al presidente Saleh, hanno detto di voler scambiare il rapito con dei compagni che sono in prigione.
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