«Non abbandoneremo il nostro programma nucleare, anche a costo di non vendere più una goccia di petrolio». A dirlo è stato oggi il ministro del Petrolio iraniano, Rostam Ghasemi, in una conferenza stampa in cui ha anche annunciato che, dopo l’embargo petrolifero deciso a Bruxelles, di certo «il nostro export di petrolio verso alcuni Paesi europei cesserà». Sugli altri, ha aggiunto, «decideremo più avanti». Un annuncio coerente con la linea dura annunciata ieri dalla Guida suprema Ali Khamenei, ma che lascia nell’indeterminatezza chi saranno i primi destinatari della misura tra i Paesi Ue. Come rimane criptico anche l’annuncio successivo del ministro: siccome alcuni Paesi Ue «hanno progetti in corso in Iran, siamo obbligati a vendere loro il nostro petrolio. Ma se decidono di non comprarlo, non ci sono problemi». Un possibile riferimento proprio all’Italia e ai contratti di buy-back siglati tra il 2001 e il 2002 per lo sviluppo dei giacimenti South Pars e Darquain, e per i quali L’Eni ha un credito in greggio di circa 2 miliardi di dollari, escluso dagli effetti delle sanzioni Ue. Interpellato anche dall’ANSA sulla questione, il ministero iraniano non ha voluto fornire altre precisazioni. I Paesi che hanno già pagato i loro acquisti «possono fermare le loro importazioni già da ora – ha detto ancora Ghasemi – per noi non ci sono problemi». In Europa, che si è data tempo fino al primo luglio per applicare pienamente le sanzioni, va infatti solo il 18% delle forniture iraniane, ha ricordato, e «per questa quantità abbiamo altri clienti». «Ma se un giorno non ci sarà più petrolio dall’Iran – ha avvertito – ci sarà un grande disordine sul mercato e la gente europea ne soffrirà. E quelli che sono in difficoltà economiche ne pagheranno il costo» Insomma, l’Iran non ha bisogno dell’Europa e conta soprattutto sui clienti asiatici, ma invita ugualmente Bruxelles, ha detto il ministro, a rivedere le proprie decisioni. Tanto più che in Parlamento potrebbe accelerare il suo iter un progetto di legge che dispone il taglio dell’export ai Paesi Ue già da subito. Ma l’Iran chiede anche ai produttori Opec del Golfo, Arabia Saudita in primis, di rispettare le proprie quote di produzione e non supplire con un incremento al venir meno di quelle iraniane. La richiesta, già avanzata in una lettera al ministro iracheno che ha la presidenza di turno dell’Opec, è stata ribadita oggi. La cooperazione fra «le due parti», secondo Ghasemi, va infatti a beneficio di tutti i Paesi della Regione. La parola d’ordine è comunque quella di sminuire gli effetti delle sanzioni Usa e Ue sull’export del petrolio come sulla Banca centrale di Teheran. L’Iran non deve per forza passare attraverso tale istituto per vedersi pagato il petrolio, ha detto Ghasemi, allundendo al possibile ricorso alle banche di altri Paesi amici. E alla Turchia dice di non poter fare sconti sul gas naturale per il suo contratto da 25 anni: lo impedisce la normativa interna, ha detto, se ne parlerà in sede di arbitrato internazionale.
Fonte: Ansa
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