Lisbona. – Striscioni e canti di grande peso storico hanno dato colore e forza popolare al caldo pomeriggio portoghese. Durante l’assemblea è stato fissato un nuovo appuntamento: il 27 novembre “il “99% indignado” scende nuovamente in piazza.
Questa manifestazione rimane lontana da utopiche pretese. Non vuole essere solo un “messaggio rivoluzionario” verso le classi dirigenti. E’ un messaggio che vuole incoraggiare “i comuni”, quelli che soffrono direttamente le misure di “austerità” portate avanti da questo governo fantoccio.
E’ un messaggio che accomuna, che vuole trasformare la soggettività in collettività, che lascia tracce di reciprocità in questo percorso esistenziale che accomuna milioni di persone di tutto il mondo.
In questo accesso agorà lisbonese la coscienza di classe si manifesta in ogni gesto, in ogni comportamento.
Si respira aria di cooperazione e sopratutto, di comprensione. Il clima pacifico si rende più teso quando un giovane cavalca su una delle statue a forma di leone che decorano, con grande retorica architettonica borghese, l’ingresso alle scale parlamentare.
Con grande grinta e determinazione il compagno inizia ad invitare i presenti a superare il muro umano (realizzato dai compagni di classe travestiti in “forze dell’ordine”) per occupare le nobili scale del parlamento.
Ho vissuto con molta intensità quel che stava accadendo. Ho provato ad allontanarmi un secondo da questo attimo storico.
Osservando questo momento dall’alto, collocandoci a centinaia di metri dalla terra, possiamo comprendere che la nostra “società” è un complesso organismo vivo e può ammalarsi come qualunche altro. Cosi facendo, i valori e le ambizioni che guidano i comportamenti degli umani verso l’accumulazione di capitale, costituiscono il virus che distrugge noi e le diverse esistenze che abitano in questo pianeta.
Oggi grande parte di questo organismo prende coscienza della sua condizione esistenziale, della sua funzione storica. Solo l’organizzazione di questa rabbia potrà creare una nuova identità esistenziale, non più sottomessa ai capricci catastrofici del capitale dominante. Questo è solo l’inizio. Continuerà.
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