Un giudice della Corte Suprema israeliana, Salim Jubran, si trova al centro di furibondi attacchi per essersi astenuto ieri dal cantare l’inno nazionale israeliano, Ha-Tikwa (la speranza) nel corso di una cerimonia ufficiale. Nell’inno si afferma fra l’altro che «l’anima ebraica anela» a Sion, e si esalta la fede «antica di due millenni» degli ebrei di essere un giorno «liberi nella nostra terra: la terra di Sion, Gerusalemme». Ieri, nella cerimonia solenne con cui la presidenza della Corte Suprema è passata dalla donna-giudice Dorit Beinish (giunta al termine del suo mandato) al giudice Asher Grunis, le telecamere si sono soffermate sul volto del giudice Jubran che – mentre i colleghi intonavano l’inno nazionale – è rimasto muto. Jubran infatti è arabo-israeliano, la minoranza palestinese che l’occupazione coloniale del ’48 ha costretto a “ebraicizzarsi” dal punto di vista istituzionale. L’episodio è stato subito condannato dai deputati della destra nazionalista secondo cui Jubran sarebbe indegno di fungere da giudice della Corte suprema israeliana e dovrebbe essere espulso. Jubran non ha rilasciato commenti, ma un suo anonimo collaboratore – citato dalla stampa – ha precisato che il giudice ha agito sulla base di «ragioni ideologiche»
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