E’ stato revocato il decreto del governo che proponeva di innalzare la giornata lavorativa da sei a otto ore per i lavoratori del servizio sanitario pubblico, senza compensazioni salariali aggiuntive. L’accordo è stato siglato oggi a La Paz tra il ministro della presidenza Juan Ramón Quintana e rappresentanti del sindacato, la ‘Confederación de Trabajadores en Salud’, protagonista da sette settimane di uno sciopero sfociato anche in scontri violenti. I vertici della Confederación hanno esortato i loro affiliati a tornare alle loro attività abituali fin da oggi: tuttavia, i lavoratori del settore resteranno “in stato d’emergenza” fino a quando sarà celebrato un dibattito nazionale sullo stato del sistema sanitario boliviano annunciato dal presidente Evo Morales. Se in quell’occasione Morales riproporrà il decreto, la Confederación ha fatto sapere che chiederà la piena applicazione i tutti i benefici previsti alla legge generale del Lavoro, da cui gli operatori sanitari sono esclusi.
Morales aveva varato il decreto rispondendo così a una precisa richiesta dei suoi sostenitori espressa in una riunione celebrata a gennaio a Cochabamba. Ma i lavoratori del settore sanitario hanno bocciato la misura ritenendola lesiva di un diritto conquistato da decenni.
Sul fronte sindacale procedono tra molte difficoltà i negoziati con la ‘Central Obrera Boliviana’ (Cob, principale sindacato nazionale) che reclama un aumento del salario minimo per il 2012 superiore all’8% già deciso dal governo.
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