USB, dai primi risultati emerge un dissenso profondo e diffuso a questo sistema sindacale che necessita di essere rappresentato
All’indomani della chiusura delle urne delle votazioni sul referendum sul contratto nazionale del Trasporto Aereo indetto da Cgil, Cisl, Uil e Ugl i dati che arrivano dai luoghi di lavoro sono ancora frammentari e poco leggibili.
Abbiamo avuto modo di leggere il primo comunicato emesso dalle segreterie nazionali confederali che annuncia un generico risultato complessivo del 77% per il si e 23% per il no, ma da quello che stiamo verificando in diretta tramite le nostre strutture negli aeroporti italiani emergono molti dati controversi e incompleti, sembra che solo il 30% dei lavoratori è andato a votare, in alcuni casi risulta una forte percentuale del no. Corre l’obbligo ricordare che questo referendum è diviso per aree (Vettori, Gestioni Aeroportuali, Handling, Catering, ATM) e prevedeva due quesiti: uno valido per tutti i lavoratori sulla parte generale e uno specifico per le parti applicate alle singole aree considerando che non sono ancora state sottoscritte le parti specifiche per Handler e Catering.
Un referendum complesso, il cui risultato potrà essere quindi correttamente analizzato quando tutti i dati saranno completi da tutti i siti produttivi e divisi per aree.
USB non ha promosso né fatto parte delle commissioni elettorali di questo referendum, ma dove ha potuto ha svolto una parte attiva di controllo. Proprio in queste situazioni abbiamo potuto verificare in diretta un dissenso massiccio e diffuso che deve essere attentamente analizzato.
USB ha comunicato la propria posizione negativa rispetto al referendum, non certo sul progetto di contratto di settore che è uno dei nostri obiettivi da anni, ma su alcuni contenuti da noi considerati molto pericolosi, soprattutto in relazione all’introduzione dell’istituto giuridico della “Novazione” nell’ambito della Clausola Sociale, una pratica che di fatto consente di licenziare i lavoratori anziani e con carichi familiari, incrementando il dumping sociale e la precarietà, e sull’aver voluto inserire i meccanismi di rappresentanza sulla scorta dell’accordo del 10 gennaio da noi impugnato per manifesta anticostituzionalità. Inoltre, abbiamo denunciato come questo referendum sia stato costruito senza coinvolgimento e senza l’adeguata informazione dei lavoratori.
Riteniamo quindi che una parte importante delle maestranze di un settore disastrato abbia condiviso questa battaglia e necessità di essere rappresentato nei modi indipendenti e conflittuali che sono parte del patrimonio sindacale della nostra organizzazione.
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