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Rajoy, dalla supponenza all’implorazione

Era arrivato alla Moncloa con il sorriso sprezzante di chi finalmente vede riconosciuta la sua superiorità e competenza. Dopo nemmeno tre mesi è già col cappello in mano a pietire aiuti. E, soprattutto, chiede che non siano rigidamente applicate quelle decisioni che – quando stava all’oppoizione – consigliava ogni giorno. Sui giornali, però…

«Non è possibile vivere a lungo in queste condizioni, la Spagna non può sostenere per molto tempo questi rendimenti sul debito. L’Europa deve fare qualcosa, dare una risposta al più presto». Il premier spagnolo Mariano Rajoy si rivolge ai partner continentali perché dall’Unione arrivi una svolta. Teme la Germania e la rigidità del cancelliere Angela Merkel – fino a pochi mesi fa un’alleata della stessa area conservatrice – e trova il sostegno del presidente francese François Hollande: sulla crescita, sulle banche, sul ruolo della Bce. Rajoy vuole dall’Europa «un messaggio chiaro per rassicurare i mercati sulla sostenibilità del sistema finanziario e sulla tenuta della moneta unica. Dobbiamo far capire a tutti – aggiunge – che l’euro sarà sempre con noi e che noi rispetteremo impegni e scadenze. È ora di finirla con le voci e le speculazioni».

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