L’agenzia ufficiale di Stato egiziana Mena ha dato Mubarak per «clinicamente morto» mentre fonti dei militari e gli avvocati ritengono «in coma ma ancora in vita e attaccato ad un respiratore». Ma l’epilogo per “il Faraone” sembra in ogni caso vicino.
Piazza Tahrir, che segue con il fiato sospeso ma ancora con scetticismo le notizie sulla morte dell’ex rais, si è tornata a riempire di migliaia di manifestanti da ieri pomeriggio per protestare contro il golpe dei militari e lo scioglimento del Parlamento alla vigilia dell’annuncio del nuovo presidente.
Le condizioni di Mubarak sono cominciate a peggiorare precipitosamente in serata: prima due arresti cardiaci, poi un ictus. Malori che hanno reso necessario il trasferimento dell’ex rais dal carcere di Tora, alla periferia del Cairo, all’ospedale militare di Maadi. Quindi la prima notizia, data dall’agenzia ufficiale Mena, che ha citato i medici dell’ospedale: Mubarak è «clinicamente morto» dopo un tentativo inutile di rianimarlo con l’uso di un defibrillatore.
Passano pochi minuti e arrivano le prime smentite: fonti della sicurezza riferiscono che l’ex rais è «incosciente e attaccato ad un respiratore, ma non clinicamente morto». Poi uno degli avvocati di Mubarak, Yousri Abdel Razek, ha detto che «’l’ex presidente è ancora in vita, ma è in coma». Stessa dichiarazione è stata rilasciata alla Cnn da un generale del Consiglio delle Forze Armate.
Un altro degli avvocati, Farid El Dib, ha dichiarato alla tv locale Al Hayat che Mubarak avrebbe addirittura cominciato a reagire alle terapie che gli vengono praticate in ospedale. Sulla veridicità di queste informazione per ora è estremamente difficile avere conferme o smentite da fonti indipendenti.
Intanto, tra i manifestanti di piazza Tahrir, a un giorno dall’annuncio dei risultati ufficiali delle presidenziali, si va consolidando l’idea che le notizie sulla «morte clinica», precedute dal susseguirsi di informazioni diffuse sull’aggravamento delle condizioni di salute dell’ex presidente sono tutte «parte delle manovre dei servizi segreti per confondere la gente e continuare a manipolarne la volontà».
Mentre per tutto il giorno è continuata la guerra di dichiarazioni tra i due rivali, il fratello musulmano Mohamed Morsi e l’ultimo premier di Hosni Mubarak, Ahmad Shafiq. Il portavoce di Morsi, Ahmed Sarhan, ha snocciolato i numeri della vittoria sostenendo che il candidato dei Fratelli musulmani ha incassato il 52% contro il 48%, di Shafiq. Lo staff avversario ha nuovamente smentito affermando che, domani, sarà quello di Shafiq il nome annunciato dalla commissione elettorale.
La tensione al Cairo in queste ore è altissima. E la situazione dell’Egitto aperta a tutti gli scenari, anche a quelli più violenti.
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