I gruppi legati ad Al Qaeda hanno rivendicato una serie di attentati che ieri, in diverse città dell’Iraq, hanno preso di mira le comunità sciite del paese dilaniato da una guerra civile strisciante, e che hanno causato almeno 30 morti e centinaia di feriti.
Ma nelle ultime ore sui media del paese la notizia dominante ha a che fare con la strategia statunitense in Medio Oriente, e rischia di creare non pochi problemi al presidente statunitense uscente a pochi giorni dalle elezioni presidenziali.
Infatti secondo la stampa irachena gli Stati Uniti avrebbero piazzato almeno 70 testate nucleari B61 nella base militare della Nato di Incirlik, nella provincia di Adana, nel sud della Turchia. Base aerea e militare più volte chiamata in causa nella preparazione di un’invasione di terra turca – e Nato – della Siria.
Le B61 sono ordigni termonucleari di 320 kg di peso.
Le pesanti accuse sono state lanciate dall’agenzia di stampa irachena Nakhe, che cita fonti turche secondo le quali “Washington si riserva il diritto di utilizzarle, se necessario”, le testate atomiche.
Secondo la Nakhe, ripresa e amplificata da quotidiani e tv, l’aviazione turca sarebbe perfettamente in grado di trasferire altrove, e in poco tempo, gli ordigni, se fosse necessario. Fino al 1995, “tra le dieci e le venti bombe erano dispiegate in altre due basi aeree turche (…) Successivamente sono state tutte trasferite nella base aerea di Incirlik”.
Il regime siriano ha più volte denunciato il possesso da parte della Turchia – paese schierato apertamente contro la Siria e che ancora oggi ha bersagliato a cannonate una postazione militare di Damasco – di bombe nucleari e la scorsa settimana l’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Bashar Yafari, aveva accusato Ankara di non rispettare il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP).
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