Non sono ottimisti i messaggi rivolti nelle ultime ore dal governo alla popolazione in merito alla salute del presidente Hugo Chávez, 58 anni, le cui condizioni sono “stabili” ma in un contesto “complesso” dopo il quarto intervento chirurgico subito martedì all’Avana a seguito di una recidiva del tumore diagnosticatogli nel giugno 2011.
“Realizzata la complessa e delicata operazione, il paziente attraversa un processo operatorio altrettanto complesso. Confidiamo nella forza fisica del comandante Hugo Chávez e nel trattamento medico” ha detto il ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, dando lettura di un comunicato. Prima del pronunciamento formale, Villegas aveva detto ai giornalisti che il paese “deve essere preparato a comprendere”.
Toni analoghi sono stati usati dal vice presidente e ministro degli Esteri, Nicolás Maduro, che Chávez ha proposto sabato scorso come suo successore ammettendo, per la prima volta, la possibilità di non riuscire a inaugurare il 10 gennaio il suo nuovo mandato conquistato con il 55% dei voti alle elezioni del 7 ottobre. “La nostra gente sia serenamente preparata per affrontare questi giorni duri, complessi e difficili che ci toccherà vivere” ha detto Maduro, visibilmente emozionato e con la voce a tratti rotta dalla commozione chiedendo allo stesso tempo ai cittadini di mantenere alta la speranza del prossimo ritorno del presidente in Venezuela.
Né Maduro né il ministro del Petrolio, Rafael Ramírez, e il presidente dell’Assemblea nazionale nonché vice presidente del Partido Socialista Unido de Venezuela (Psuv, governo) Diosdado Cabello – questi ultimi rientrati ieri dall’Avana – hanno aggiunto altri particolari sulle condizioni del capo dello Stato.
In un clima di forte polarizzazione politica cresciuta attorno alla figura di Chávez, alla presidenza dal 2 febbraio 1999 dopo la prima di una serie di vittorie elettorali che hanno tenuto lontano dal potere i vecchi partiti conservatori, Cabello ha esortato le forze armate a mantenersi “unite”, come aveva chiesto anche lo stesso presidente prima di partire per Cuba, domenica. “I patrioti, noi che amiamo la patria, dobbiamo stare uniti. Noi che amiamo Chávez dobbiamo rispettare gli ordini del comandante” ha detto Cabello riferendosi all’ultimo appello a “non cedere agli intrighi” rivolto dal presidente, ex colonnello dei paracadutisti, ai militari.
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