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Soldati israeliani “caricano” anche i giornalisti

Due operatori locali della Reuters tv sono stati aggrediti e picchiati nelle scorse ore da militari israeliani mentre riprendevano i disordini scoppiati a Hebron (Cisgiordania), nei territori occupati, dopo che mercoledì un ragazzo palestinese era stato ucciso da un sottufficiale israeliano.
Lo riferisce la stessa Reuters, precisando che il portavoce militare israeliano ha annunciato un’inchiesta interna sull’accaduto, assicurando che l’episodio viene preso «molto seriamente», ma non ha fornito finora alcuna spiegazione. Evidentemente deve essere “molto seria” e va elaborata con tutta calma…
Durante i tumulti di ieri, culminati in lanci di pietre da parte di manifestanti alternati a cariche condotte dalle forze israeliane anche con l’uso di lacrimogeni e proiettili di gomma, almeno cinque palestinesi sono rimasti feriti – uno dei quali in modo grave – e altri sono stati fermati.
I due cameraman hanno a loro volta raccontato di essere stati circondati da una pattuglia mentre si avvicinavano a un check point, di essere stati colpiti con il calcio dei fucili, spintonati e insultati, prima di ritrovarsi costretti a svestirsi e a respirare i gas di un lacrimogeno scagliato ai loro piedi. Uno dei due ha dovuto essere ricoverato alla fine in ospedale.
Gli operatori erano a bordo di un veicolo contrassegnato dalla scritta ‘Tv’ e avevano indosso giubbotti antiproiettile con l’insegna ‘Press’. Alcuni soldati li hanno tuttavia additati come attivisti di B’Tselem, una ong pacifista israeliana che contesta l’occupazione dei territori e documenta gli abusi attribuiti ai militari o ai coloni.
A quanto pare è sufficiente questo, nella “democratica Israele, per scatenare la violenza dell’esercito. Figuriamoci cosa può accadere con dei palestinesi “normali”…

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