Si chiama Mohamed Amine Akid ed ha poco piu’ di vent’anni. E’ un fedele musulmano, ma e’ soprattutto convinto d’essere stato investito della missione di fare cambiare idea, con ogni mezzo, a chi non condivide le sue. Per tutti Mohamed e’ pero’ ”Recoba”, per una vaga somiglianza (per via dei dentoni all’infuori) con l’ex fuoriclasse uruguyano dell’Inter. E, quando i picchiatori della Lega per la protezione della Rivoluzione arrivavano per ”risolvere” a modo loro le controversie politiche con qualche gruppo di laici, era il suo nome, ”Recoba”, a incutere il terrore negli avversari politici.
Per mesi questo ragazzone, dai folti capelli neri e dalla barba curata, non lasciata crescere come i salafiti, e’ stato un eroe per i suoi e un incubo per gli altri. Tutti lo conoscevano, anche se, a tutt’oggi, nessuno (la polizia) aveva osato mettergli le manette e portarlo in qualche caserma, quanto meno per dirgli che quanto faceva era al di la’ e al di fuori della legge.
Ma l’uccisione di Chokri Belaid, scuotendo le coscienze del Paese, ha anche ridato ai tunisini la dignita’ e l’orgoglio. Per questo quando ieri sera ”Recoba” stava attraversando place de Barcelone, una delle principali della citta’ (su cui, tra l’altro, si affaccia l’Ambasciata d’Italia e la piu’ importante stazione di bus e treni di Tunisi) non pensava certo che fosse cambiato qualcosa. Ed invece quando un ragazzo ha incrociato il suo sguardo ed ha gridato ”E’ Recoba” altri giovani gli hanno dato manforte, inseguendo il sorpreso picchiatore, che ha cercato scampo in un negozio di una delle stradine che costeggiano Place de Barcelone. Ma non ha avuto scampo: e’ stato preso, portato fuori a furia di umilianti schiaffi e calci e poi pestato, con una rabbia accumulata in un anno e mezzo dopo avere assistito alle scene di violenza delle squadracce della Lega per la Protezione della Rivoluzione. Alla fine Recoba e’ stato lasciato a terra, salvato dall’intervento di alcuni passanti che lo hanno sottratto dalle mani dei suo ”giustizieri”,. Di questa vicenda c’e’ solo una fotografia che, seduto su una seggiola, lo ritrae bendato alla spalla, ad una mano e ad un piede. Nei suoi occhi socchiusi non c’e’ traccia di dolore, ma solo di odio.
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