Passaggio delle consegne all’Ikea tra il fondatore, Ingvar Kamprad e il suo figlio più giovane, Mathias. L’ottantasettenne creatore del colosso svedese dell’arredamento e dei prodotti per la casa lascerà il consiglio d’amministrazione di InterIkea, che possiede il marchio e il concetto del gruppo a favore di Mathias che assume il timone in coincidenza con l’uscita del top manager Per Ludvigsson. “Considero questo un buon momento per lasciare il board del gruppo InterIkea- ha detto Kamprad in un comunicato -. Con ciò compiamo un altro passo nel passaggio generazionale che è in atto da alcuni anni”. “Questo – puntualizza il patron diIkea, noto per la sua maniavale riservatezza – non significa comunque che smetterò di lavorare. La mia passione e il mio impegno per tante persone e l’idea diIkea, semplicità e consapevolezza dei costi, sono forti come sempre”. Kamprad ha annunciato che continuerà a passare il suo tempo tra le fabbriche e i punti di vendita diIkeae che rimarrà nel consiglio di supervisione della fondazione Interogo, con sede in Liechtenstein, che controlla a sua volta il gruppo InterIkea. Come il loro padre, i tre figlio di Kamprad raramente parlano ai media. Il più anziano, Peter, è stato descritto come un manager e guida il gruppo Ikano, con sede in Lussemburgo, che investe e gestisce la fortuna della famiglia. Suo fratello Jonas è responsabile per il design e lo sviluppo dei prodotti di InterIkeadove mathias era in precedenza consigliere d’amministrazione.
Sulla figura del fondatore dell’Ikea vi proponiamo un articolo pubblicato da La Stampa nel 2011, buona lettura:
“Mr. Ikea, un vero nazista anche dopo la guerra”
Ingvar Kamprad, ottantacinque anni, ha creato l’industria del mobile super-economico Ikea, che in Svezia è quasi un elemento di identità nazionale
Nuove rivelazioni in Svezia sul fondatore del gigante dei mobili economici
FRANCESCO S.ALONZO – STOCCOLMA
Di lui si era già parlato in passato come di un giovane e ingenuo seguace del nazismo svedese, ma in un libro appena uscito, dal titolo «E nel Wienerwald sono rimasti gli alberi», la giornalista televisiva Elisabeth Aasbrink rivela particolari che addossano al fondatore di Ikea (l’azienda dei mobili a basso prezzo), l’ottantacinquenne Ingvar Kamprad, responsabilità ben più pesanti che, sia pure appartenendo a un’epoca passata, gettano su di lui ombre oscure che difficilmente possono essere diradate.
Nel libro della Aasbrink si rivela che Ingvar Kamprad non solo era iscritto al partito nazionalsocialista svedese con la tessera numero 4.014, ma faceva parte del gruppo d’azione Sss che aveva il compito di arruolare nuovi camerati, fra il 1941 e il 1945. La sua ammirazione per il leader del nazismo svedese, Per Engdahl, era sconfinata ed egli continuò ad aderire al partito neonazista che Engdahl fondò dopo la fine del secondo conflitto mondiale con la denominazione di «Nysvenska rörelse» (Movimento nuovo svedese) che divenne la fucina di movimenti di estrema destra. Kamprad ammirava a tal punto Engdahl che in una recente intervista concessa appunto alla Aasbrink lo aveva definito «un grande uomo», pur asserendo di non condividerne le teorie naziste. Elisabeth Aasbrink presenta, nel suo libro, dossier sino ad ora segreti dei servizi di sicurezza svedesi nei quali Ingvar Kamprad, già nel 1943, ossia quando aveva appena diciassette anni, era definito «nazista».
Nel libro si parla di un ragazzo ebreo che, sfuggito allo sterminio, fu assunto come garzone dalla famiglia Kamprad e di come Ingvar fosse rimasto legato a lungo a lui da una profonda amicizia. «E io volevo sapere spiega la Aasbrink – come fosse possibile essere amico fraterno di un ragazzo ebreo e allo stesso tempo ammirare un tipo come Engdahl che era il massimo esponente svedese dell’antisemitismo e un acerrimo nemico della democrazia. Ma Kamprad mi disse: lo considero un grande uomo e continuerò a farlo per tutta la vita». Sarebbe stata la nonna di Ingvar, Fanny Kamprad, originaria dei Sudeti, a destare nel futuro fondatore del colosso mondiale Ikea l’ammirazione per Adolf Hitler, che aveva restituito alla Germania la sua terra natale, ridando ordine al Paese. Kamprad ricorda che in casa della nonna giungevano riviste eleganti a colori che, sotto la regia di Joseph Goebbels, illustravano i miracoli del nazismo. L’impegno politico fra i 15 e i 26 anni viene definito dallo stesso Kamprad «un peccato di gioventù» e qui in Svezia sono in tanti a dire che la ragione della «persecuzione» di Kamprad affonderebbe le radici nel desiderio di mettersi in mostra da parte di giornalisti e scrittori e nell’invidia.
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