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Mosca: da ‘pirateria’ a ‘teppismo’ l’accusa contro gli attivisti di Greenpeace arrestati

Alla fine il governo russo ha dovuto cedere, di fronte alle proteste internazionali. E’ stata ridimensionata da pirateria a “teppismo” l’accusa contro l’equipaggio dell’Arctic Sunrise, la nave di Greenpeace fermata dalle autorità di Mosca a seguito di una protesta contro le trivellazioni offshore alla piattaforma Prirazlomnaja, nell’Artico, lo scorso 18 settembre. 

“Le azioni di quanti sono coinvolti in questa vicenda penale sono state riclassificate e l’accusa è di teppismo”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Ria Novosti il portavoce per la Commissione Inquirente, Vladimir Markin. Il ridimensionamento del capo di imputazione comporta pene più lievi in caso di condanna ma naturalmente l’alleggerimento dell’accusa non soddisfa Greenpeace.
Gli avvocati degli attivisti puntano alla rimozione di ogni accusa, compresa quella di teppismo per i 30 arrestati, tra i quali c’è anche l’italiano Cristian D’Alessandro. Ha detto alle agenzie di stampa l’avvocato di Greenpeace Michael Kreindlin: “Crediamo che l’accusa di condotta disordinata sia assurda, come quella di pirateria, in quanto gli attivisti non hanno commesso alcuna violazione dell’ordine pubblico”.
L’azione di Geenpeace è stata ampiamente coperta dalla stampa internazionale – se avesse preso di mira qualche altra potenza ‘amica’ non sarebbe stato lo stesso – e ha rovinato i rapporti tra la Russia e l’Olanda, uno dei principali partner commerciali di Mosca. La nave Arctic Sunrise batteva infatti bandiera olandese. Nei fatti la reazione più dura contro Greenpeace è stata quando le forze di sicurezza francesi affondarono la Rainbow Warrior nel 1985, la nave ammiraglia della flotta di Greenpeace, nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda. Nell’affondamento della nave affogò e perse la vita il fotografo Fernando Pereira. L’avvenimento provocò lo sdegno della comunità internazionale e non giovò certo alla popolarità dei francesi nelle relazioni internazionali.
Quanto al presidente Vladimir Putin, che ha comunque criticato la protesta, ha detto che le azioni degli attivisti non erano chiaramente pirateria. Ma poi gli attivisti uno per uno sono stati portati davanti il tribunale di Murmansk, nella Russia nord occidentale, incriminati e rimandati nelle loro celle in attesa del processo.

 

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