Il premier turco, il liberal-islamista Ahmet Davutoglu, ha annunciato ieri i dettagli delle misure contenute in un nuovo ampio pacchetto di norme che rendono ancora più forte la stretta nel paese contro il diritto a manifestare. Secondo Davutoglu chi verrà trovato in possesso di oggetti proibiti durante una manifestazione potrà essere condannato a pene detentive fino a quattro anni di carcere.
Le nuove norme erano state annunciate inizialmente la scorsa settimana dal governo dell’Akp dopo le proteste di massa che hanno portato in piazza centinaia di migliaia di dimostranti a Istanbul e nelle maggiori città turche e soprattutto nel Kurdistan e che hanno preso di mira la complicità del regime di Ankara nei confronti dello Stato Islamico. Per giorni le forze di sicurezza, affiancate da gruppi islamisti interni o esterni al partito di governo (alcuni dei quali collegati all’Isis) e bande di estrema destra hanno sparato contro i manifestanti in varie città, provocando alla fine più di 40 morti.
Davutoglu ha detto che la nuova legislazione mira a porre fine a quella che ha definito l’ambiguità sull’uso durante le manifestazioni di “armi di offesa” come bottiglie molotov, pietre e oggetti taglienti. I manifestanti in possesso di tali oggetti potranno essere fermati e identificati in maniera preventiva e non potranno partecipare alle dimostrazioni. La polizia potrà arrestare chi è sospettato di possedere tali armi e gli imputati potranno essere condannati a quattro anni di carcere, ha detto il premier. “Le molotov sono armi di violenza. Se qualcuno dà fuoco alle ambulanze, alle biblioteche, alle moschee o le istituzioni coraniche… non possiamo chiamarla libertà” ha detto Davutoglu incontrando i deputati del suo Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp).
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