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Tunisia, blogger condannato a un anno di reclusione

Pena ridotta ad un anno per il blogger Yassine Ayari, arrestato lo scorso 24 dicembre, nell’aeroporto della capitale tunisina, in esecuzione di un provvedimento di condanna a tre anni di reclusione, emesso dal tribunale militare di Tunisi.
Dopo un’udienza molto movimentata a causa delle proteste da parte della difesa del giovane, è giunto il verdetto del tribunale militare con funzioni di appello. Resta dunque in carcere il giovane che aveva scritto sulla sua pagina facebook un messaggio contro le autorità militari tunisine.
Le accuse: reati di diffamazione e oltraggio pubblico contro alti ufficiali e funzionari del ministero della Difesa, messi in atto diffondendo sul suo blog voci suscettibili di destabilizzare le gerarchie militari, denunciando l’esistenza di gravi disfunzioni all’interno dell’istituzione militare, (come le dimissioni del capo di Stato Maggiore dell’Esercito), casi di corruzione e abusi amministrativi senza fornire alcuna prova.
Il caso ha riacceso il dibattito sul corretto uso della giustizia penale in Tunisia. Molte le le richieste di liberazione del blogger inoltrate alla corte dalla sua difesa, le manifestazioni di solidarietà nei suoi confronti da parte di società civile e di un gruppo di avvocati né gli appelli di Human Rights Watch e Reporters Sans Frontieres alle autorità tunisine per trasferire il processo dell’attivista alla giustizia ordinaria, come previsto dalle convenzioni internazionali in materia, invocando inoltre il diritto alla libertà di espressione costituzionalmente garantito.
Addirittura l’Associazione Nazionale Magistrati tunisini nelle scorse settimane aveva richiamato il legislatore all’armonizzazione delle norme che regolano la giustizia militare con le disposizioni della nuova Costituzione che all’articolo 110 proibisce espressamente la creazione di tribunali eccezionali che possano portare un danno ai principi del processo giusto e definisce i tribunali militari competenti a giudicare solo reati militari.

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