Tradizionalmente stigmatizzate sebbene largamente presenti nelle principali città del Brasile, negli ultimi due anni le ‘favelas’ hanno raddoppiato gli abitanti che possono contare su redditi superiori ai 5000 reais, pari a circa 1700 dollari.
A rivelarlo sono i dati diffusi durante il “Fórum Novas Favelas Brasileiras”, secondo i quali il 7% del totale dei 12,3 milioni di ‘favelados’ fanno ormai parte della nuova classe media brasiliana.
“Mentre nell’intero Brasile il 22 % delle famiglie appartengono alle classi A e B, nelle ‘favelas’ la percentuale è il 7%. Sebbene sia molto poco è sempre di più del 3% che registravamo nel 2013” ha osservato il responsabile dell’Istituto Data Popular, Renato Meirelles.
La spinta, secondo Meirelles, è stata quella dei piccoli imprenditori, sempre più presenti nelle baraccopoli, che puntano ad essere “i più ricchi fra i poveri”. Questa volontà imprenditoriale, ha rilevato l’esperto, “ha fatto sorgere una nuova elite nelle ‘favelas’, che non è più quella del narcotraffico o della violenza”.
Attualmente, quattro ‘favelados’ su dieci sono intenzionati ad aprire la propria attività, il 55% in un lasso di tempo fra uno e tre anni. Il 63% intende farlo all’interno della propria comunità, una tendenza sempre più forte dal momento che il 90% della popolazione delle ‘favelas’ non punta a lasciarle ma a vedere migliorati i servizi. Una delle motivazioni è il clima di solidarietà e collaborazione che la ‘favela’ offre ai suoi abitanti di fronte alle sfide quotidiane.
In alcuni casi è stato l’inizio di un timido turismo in alcune baraccopoli a portare occasioni di investimento e profitto, e a incentivare l’organizzazione degli abitanti per assicurare pulizia e accoglienza.
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