Al fine di assolvere i loro obblighi verso i diritti umani, aziende e compagnie dovrebbero smettere di finanziare, fornire servizi e avere rapporti commerciali con le colonie israeliane nei territori palestinesi occupati. Questo il parere espresso oggi dall’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch in un rapporto di ben 162 pagine intitolato: “Occupazione S.p.A.: Come le aziende delle colonie contribuiscono alla violazione dei diritti dei palestinesi da parte di Israele”.
Quelle attività commerciali, insiste Hrw, ”contribuiscono infatti alla confisca di terre palestinesi da parte delle autorità israeliane e alle politiche discriminatorie che forniscono privilegi ai coloni a spese dei palestinesi, come l’accesso alla terra e all’acqua, i sussidi governativi e i permessi per sviluppare il territorio”. Secondo i dati forniti da Hrw, una ong comunque di stampa liberale, più di mezzo milione di israeliani vivono negli insediamenti della Cisgiordania, e a Gerusalemme est. Le attività commerciali citate nel rapporto ”hanno facilitato il processo di espansione di quelle colonie”. L’unico modo per le compagnie straniere di mitigare il proprio contributo alle violazioni israeliane “è quello di smettere di operare con e nelle colonie israeliane” ha dichiarato Arvind Ganesan, direttore della divisione Business and Human rights di Hrw.
Sotto la lente di ingrandimento di Hrw ci sono fra l’altro banche israeliane che finanziano la costruzione degli insediamenti ed immobiliari internazionali che vendono le proprietà. Sotto accusa anche le attività dell’esercito nell’Area C, il 62% della Cisgiordania.
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