A quasi 9 anni dal suo inizio, il blocco imposto da Israele su Gaza continua a distruggere la vita di 1,8 milioni di persone, privandole dei più basilari mezzi di sussistenza. Questa la denuncia che arriva da Oxfam, che rinnova l’appello alla Comunità internazionale per la fine immediata del blocco israeliano su Gaza.
Si tratta, secondo l’Ong, di una punizione collettiva e di una negazione dei diritti che, senza garantire maggiore sicurezza ad Israele, sta facendo piombare un intero popolo in una spirale di povertà di cui non si intravede la fine.
“Le limitatissime possibilità di circolazione per le persone e le merci – afferma il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone – hanno paralizzato la crescita economica di Gaza e di conseguenza la vita dei palestinesi, che da ormai quasi un decennio non hanno praticamente accesso ai servizi essenziali e vedono negati i loro diritti fondamentali. Il blocco sta peggiorando una situazione già gravissima”. “Mentre 75.000 persone ancora non possono tornare a casa, – continua Sansone – soltanto meno del 10% delle case distrutte sono state ricostruite e l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari internazionali per sopravvivere”.
Pesanti gli effetti del blocco israeliano nella vita di tutti i giorni: commercio inesistente, famiglie divise e persone che non possono muoversi per curarsi, studiare o lavorare.
L’Onu annuncia che entro il 2020 sarà praticamente impossibile vivere a Gaza per la mancanza di energia elettrica, il più alto tasso di disoccupazione al mondo e l’impossibilità per la popolazione di accedere anche a beni essenziali come cibo e acqua pulita.
Oxfam chiede perciò che la Comunità internazionale faccia pressione sul Governo israeliano per la fine immediata del blocco su Gaza.
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