Dopo la cacciata definitiva della Francia, l’Italia punta a diventare il leader degli interessi europei in Niger, il Paese del Sahel teatro di un colpo di stato – l’ultimo di una lunga serie nella regione – che lo scorso 26 luglio ha portato una giunta militare al potere per sostituire il presidente Mohamed Bazoum.
Un segno tangibile di questo tentativo è arrivato con la missione effettuata la scorsa settimana da una delegazione italiana di alto livello – la prima dopo il golpe di luglio – guidata dal capo del Comando operativo interforze di vertice (Covi), generale Francesco Paolo Figliuolo , e del segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia.
Una visita che fonti della difesa citate da “Agenzia Nova“ hanno definito “molto positiva“, e in occasione della quale si sono visti segnali di apertura e benevolenza verso il nostro Paese.
Nel corso della visita – la prima visita congiunta di alti funzionari della Difesa e degli Affari Esteri italiani nel Paese dopo il colpo di stato – la delegazione è stata ricevuta dai Ministeri della Difesa e degli Affari Esteri nigeriani. Secondo le stesse fonti, la presenza italiana fu accolta con favore, a differenza di quella francese, che dopo il colpo di stato non fu più tollerata dalla giunta militare di Niamey, che ruppe ogni rapporto di collaborazione con Parigi.
Dalla visita è inoltre emerso che presto riprenderanno i corsi di formazione per l’esercito e la polizia nigeriani, mentre le attività di cooperazione civile e militare non si sono mai fermate e proseguiranno nei prossimi giorni.
Vale la pena ricordare che in Niger è tuttora presente la Missione Bilaterale di Supporto nella Repubblica del Niger (Misin), autorizzata dal Parlamento italiano nel 2018 e istituita al fine di incrementare le capacità volte a contrastare il fenomeno dei traffici illeciti e delle minacce alla sicurezza , nell’ambito di uno sforzo congiunto di UE e Stati Uniti per la stabilizzazione dell’area, il rafforzamento delle capacità di controllo territoriale delle autorità nigeriane e dei paesi del G5 Sahel e le attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e lo sviluppo della componente aerea di Niger.
La missione – la cui area geografica di intervento si è estesa anche a Mauritania, Nigeria e Benin – conta attualmente circa 350 addetti e prevede l’utilizzo di un massimo di 13 veicoli, tutti di stanza a terra.
Il contingente di personale, dislocato in un hub logistico-operativo ultimato nel giugno 2022 e dislocato all’interno dell’aeroporto della capitale Niamey, comprende squadre di ricognizione e comando e controllo, squadre di addestratori, da schierare anche presso il Defense College in Mauritania, squadra sanitaria, personale tecnico per le opere infrastrutturali, squadra di rilevamento contro le minacce chimico-biologiche-radiologiche-nucleari (CBRN), unità di supporto; unità di protezione della forza; unità di raccolta informazioni, sorveglianza e ricognizione a supporto delle operazioni (Isr).
La missione Misin è guidata dal generale di brigata Massimo Marceddu, che ha assunto la guida del contingente italiano, succedendo al generale Nadir Ruzzon. Le attività di Misin sono condotte sotto il coordinamento e secondo le direttive impartite dal Covi, guidato dal generale Figliuolo.
Dalla sua istituzione, la missione Misin ha effettuato l’addestramento di circa 9.100 soldati nigeriani in Niger, svolto nei centri di addestramento di Niamey, Agadez e Arlit, oltre a finanziare diversi progetti nel campo della sanità e dell’istruzione.
Tra questi, la costruzione del Centro di Competenza di Medicina Aeronautica del Niger (Cemedan), preposto ai controlli sanitari finalizzati al rilascio delle qualifiche medico-legali al personale pilota e tecnico dell’Aeronautica Militare. La presenza italiana non sembra quindi essere stata minimamente intaccata dal colpo di stato di Niamey.
L’aperta ostilità nei confronti della Francia, sancita dall’espulsione del contingente francese dal Paese al termine di un estenuante avanti e indietro tra Parigi e Niamey, non sembra infatti trovare conferma per quanto riguarda i rapporti con l’Italia, così come quelli con gli Stati Uniti.
Vale la pena ricordare, in questo senso, che sono ancora più di 600 i soldati americani presenti nel Paese (648 per la precisione, secondo quanto affermato dal presidente Joe Biden in una lettera inviata al Congresso lo scorso dicembre), nonostante una riposizionamento delle truppe a settembre.
Prima di allora, c’erano circa 1.100 soldati statunitensi in Niger che negli ultimi dieci anni hanno addestrato le forze nigerine all’antiterrorismo e gestito due basi militari, inclusa una che conduce missioni con droni contro gruppi affiliati allo Stato islamico e ad Al Qaeda nella regione.
Inoltre, come l’Italia, anche gli Stati Uniti intendono riprendere la cooperazione in materia di sicurezza e sviluppo con il Niger, a condizione che la giunta di Niamey adotti misure per ripristinare la democrazia.
Questo, almeno, è quanto ha recentemente affermato il sottosegretario di Stato per gli affari africani, Molly Phee, anch’essa in questi giorni in visita a Niamey insieme al sottosegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale, Celeste Wallander, e al comandante generale dell’Africa Africa Comando (Africom), Michael Langley.
Contrariamente all’Italia e agli Usa, con i quali mantiene la cooperazione in materia di difesa e sicurezza, il Niger sembra aver definitivamente reciso ogni legame con la Francia e l’Unione Europea.
Tale sviluppo è stato confermato lo scorso dicembre, quando la giunta ha annunciato l’intenzione di porre fine agli accordi di difesa e sicurezza con l’UE, stipulati per sostenere le autorità nigeriane nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione irregolare.
In un comunicato, il ministro degli Esteri di Niamey ha annunciato di voler revocare l’accordo stipulato con l’Ue relativo alla missione civile europea denominata Eucap Sahel Niger, attiva dal 2012 e che conta attualmente circa 130 gendarmi e agenti di polizia schierati a disposizione dell’Ue.
Oltre alla missione Eucap, la giunta nigeriana ha annunciato di aver ritirato il consenso concesso per lo spiegamento della missione di partenariato militare dell’UE in Niger (Eumpm), attualmente guidata dall’Italia. La giunta ha inoltre annunciato l’intenzione di revocare “i privilegi e le immunità” concesse nel quadro di questa missione, senza fornire ulteriori dettagli.
Nello stesso giorno dell’annuncio, però, il viceministro della Difesa russo era in visita a Niamey Junus-bek Yevkurov che, dopo aver fatto tappa in Mali e Libia, è stato ricevuto dal leader della giunta Omar Tchiani e dal ministro della Difesa Salifou Modi con i quali ha firmato un accordo che prevede il rafforzamento della cooperazione militare tra i due Paesi, sulla falsariga di quanto avvenuto con la giunta militare del Mali, altro Paese che come il Niger (e il vicino Burkina Faso) è scivolato nell’orbita russa.
* da Agenzia Nova
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Vannini Andrea
meglio cacciare anche gli italioti, per il popolo nigerino e anche per noi.