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“Sporco negro”. Imprenditore condannato

A Segrate un “padrone a casa nostra” di 38 anni, è stato condannato a due anni e mezzo per i maltrattamenti e gli insulti

nei confronti di un cingalese 47enne. Una pena ridicola se consideriamo che un ragazzino per due piante d’erba in Italia rischia 6 anni di galera. Fatto sta che siamo in Italia e sappiamo che le nostre leggi non le scrivono i lavoratori ma la Borghesia quindi accontentiamoci della condanna della giustizia borghese. Il padrone razzista è stato condannando a due anni e mezzo di carcere con l’aggravante dell’ odio razziale. Stando alle indagini, un operaio immigrato, dello Sri Lanka assunto nel 2011 come lattoniere all’interno di una piccola ditta di Segrate, il 13 maggio 2009 è stato preso a calci e pugni per una semplice discussione su un giorno di ferie. Questo di per se già è un atto di una gravità assoluta che descrive quanto in Italia i padroni abbiamo potere assoluto sulla vita dei lavoratori.
Non siamo più a denunciare allo sfruttamento, siamo nel quadro della riduzione in schiavitù. Non solo. Dagli accertamenti è emerso che il dipendente avrebbe subito una serie di umiliazioni: sul proprio carrello di lavoro ha ritrovato un cartello con scritto in pennarello “Negro non capace di lavorare ma capace di prendere soldi”. E poi, per l’accusa, sarebbe stato bersaglio da parte del datore di lavoro di frasi del tipo “sporco negro” o “vieni dal terzo mondo e non capisci niente”, “tornatene al tuo paese”.
Il gup, valutato il caso, non solo ha condannato il titolare per il reato di maltrattamenti in famiglia (applicabile visto le piccole dimensioni della ditta), ma ha anche contestato l’ aggravante razziale prevista dalla legge 1993 all’articolo 3, con cui si stabilisce un aumento della pena fino alla metà. Il giudice nelle motivazioni contestuali al dispositivo ha parlato di “razzismo volgare”, di “derive razziste per il solo motivo del diverso colore della pelle”. “La deriva verso l’inciviltà – ha scritto ancora il gup – non deve trovare proseliti in un luogo di lavoro”.

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