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Fincantieri. Occupazione a oltranza a Sestri

da Il Sole 24 Ore

A Sestri occupazione a oltranza

di Raoul de Forcade

 

Genova -Torna a infuocarsi la vertenza Fincantieri, in particolare sul fronte degli stabilimenti liguri. Ma si evidenzia anche una spaccatura tra sindacati, con la Fiom da una parte e Fim e Uilm dall’altra e qualche divisione perfino all’interno dei metalmeccanici della Cgil. Ieri operai e maestranze dello stabilimento Fincantieri di Genova Sestri Ponente hanno occupato il cantiere che, ha affermato Bruno Manganaro della Fiom-Cgil genovese, «rimarrà occupato a tempo indeterminato».

I dipendenti diretti e delle aziende in appalto, ha spiegato Manganaro, «sono fortemente preoccupati per il loro futuro occupazionale e per quello del sito produttivo. La mancanza di commesse e la sottoscrizione di un accordo (si veda il Sole 24 Ore del 2 ottobre, ndr) tra Fim, Uilm e azienda su Riva Trigoso e Muggiano (la Spezia), che di fatto esclude Sestri e, in prospettiva anche Riva, sono elementi che contribuiscono a far salire la tensione tra i lavoratori». La protesta ha comportato anche il blocco temporaneo del casello di Genova Ovest e la chiusura di un tratto di autostrada.

La Fiom nazionale, per bocca del segretario Alessandro Pagano, ha approvato sia la manifestazione sia la decisione di dar vita, per oggi, a un corteo che porterà i lavoratori in consiglio regionale e poi in prefettura. Occorre, ha detto Pagano, che la regia della vertenza «torni in mano al governo». Mentre Antonio Apa, della Uilm genovese critica la Fiom: «Un sindacato serio non persegue la logica del “tanto peggio tanto meglio”, ma partecipa ai negoziati e discute del futuro dei lavoratori».

Il problema a monte di queste proteste è che Fincantieri conta, oggi, 8.200 dipendenti e otto cantieri, è leader mondiale nella costruzione di navi da crociera, ma deve fare i conti con un mercato globale in crisi, che ha dimezzato le commesse. E poi c’è la concorrenza, da un lato, dei giapponesi di Mitsubishi, appena rientrati nel business delle navi da crociera e, dall’altro, dei cantieri europei (Stx Europe e Meyer Werft), che hanno meno siti produttivi e dipendenti: un vantaggio, in questo momento.

Una simile situazione ha aperto, per l’azienda italiana, la strada alla cassa integrazione, che è scattata da tempo: entro fine anno, la quota di personale in Cig potrà toccare le 2.300 unità. Il gruppo, in precedenza, ha cercato una soluzione industriale mettendo a punto un piano che prevedeva la chiusura degli stabilimenti di Castellammare di Stabia e di Sestri, nonché 2.551 esuberi. Il progetto, che ha suscitato forti proteste e manifestazioni di lavoratori e sindacati, è stato ritirato dall’azienda il 3 giugno scorso, con l’apertura contestuale di un tavolo governativo per Fincantieri che, però, finora, non ha dato frutti. Allora l’azienda ha proceduto, nell’ottica di salvare i cantieri, cercando accordi sul territorio per i singoli siti.

Per Sestri è stata firmata a Roma, a fine luglio, l’intesa per il riassetto, con l’allargamento verso mare dello stabilimento. Ma il cantiere non ha carichi di lavoro assegnati dopo marzo 2012, quando sarà consegnata la nave dell’armatore Oceania, attualmente in costruzione. Ed è questo che ha scatenato la protesta di ieri. Nello stabilimento, su 800 addetti, circa 250 sono in cassa. Nei siti di Riva Trigoso (Genova) e Muggiano (La Spezia) si concentra, invece, la produzione navi militari e megayacht. Nei giorni scorsi Fim e Uilm hanno sottoscritto un verbale che ridefinisce l’organizzazione dei due siti e prevede ammortizzatori sociali e incentivi alla pensione per 260 lavoratori.

Ad Ancona, due nuove commesse per altrettante navi da crociera extralusso consentiranno di occupare 400 lavoratori dello stabilimento. Per altri dipendenti,però, fino a un massimo di 180, si profila il prolungamento degli ammortizzatori sociali, attualmente attivi per circa 500 dipendenti. A Monfalcone, infine, è già stato firmato un accordo (anche dalla Fiom locale che, però, è stata criticata da quella nazionale) per 250 esuberi, sempre con incentivi all’esodo e al prepensionamento.

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