I pasticci alla fine non tengono. Art. 8 della amnovra (l’impresa fa quello che vuole quando e come vuole) e accordo del 28 giugno (deroga ai contratti nazionali, centralità dell’accordo aziendale, sindacati ammessi solo “complici”, licenziabilità più facile ma moderatamente contrattata, ecc) sono sulla stessa linea, ma con livelli di automaticità diversi. Per la Camusso sarebbero addirittura due mondi opposti, Marchionne fa finta di crederle per andar via da Confindustria e farsi solo contratti di stabilimento. La Marcegagli è presa nel tira-e-molla: deve dire a tutti che l’accordo del 28 giugno va bene, ma va bene anche l’art. 8.
Noi, che siamo ingenui, abbiamo capito che sono “quasi” la stessa cosa. E in entrambi i casi un “golpe” nelle relazioni industriali italiane, accettato e firmato da sindacati corporativi, autoritari e sostanzialmente fascisti.
Il SOle 24 Ore, invece, sta nella stessa tagliola che stringe il suo editore Emma.
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Marcegaglia: la Fiat sbaglia, stare in Confindustria non significa perdere le opportunità dell’articolo 8
«Disappunto per le motivazioni» dello strappo di Fiat. Emma Marcegaglia lo ha scritto – apprende l’Ansa – ai presidenti del sistema di Confindustria. «Non è vero» che «vi sia una qualsiasi oggettiva convenienza» a lasciare l’associazione.
«Stare dentro», scrive, non significa perdere le opportunità dell’articolo 8 della manovra.
«Confindustria è la voce libera e autonoma degli imprenditori», scrive Marcegaglia, dopo lo strappo di Fiat. In una lettera, che l’Ansa ha potuto leggere, inviata ieri a tutti i presidenti del sistema dell’associazione, la presidente degli industriali dice: «In quanto tale» Confindustria «è uno strumento essenziale per dar forza alle imprese e alla stessa democrazia italiana». Oggi, aggiunge, «dobbiamo essere più che mai forti e uniti per affrontare una grave crisi internazionale e per aiutare il nostro Paese a uscirne a testa alta».
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