Un decreto del giudice del Lavoro di Roma del 14 ottobre scorso ha dichiarato la condotta antisindacale del governo nell’apertura della sede ministeriale a Monza. Il decreto è stato depositato oggi. Ne danno notizia i sindacati autonomi Sna.Pre.Co.M. e S.I.Pre. che avevano fatto ricorso, secondo i quali «la Presidenza del Consiglio dovrà chiudere le sedi periferiche delle strutture affidate ai ministri Bossi e Calderoli». Il ricorso era stato proposto per mancato coinvolgimento dei sindacati nella decisione.
«Grazie al ricorso per condotta antinsindacale (art. 28 dello Statuto dei lavoratori) promosso dalle organizzazioni sindacali autonome (della Presidenza del Consiglio, ndr) sna.pre.co.m. (guidata dal segretario generale dott. Fulvio Ferrazzano) e S.I.Pre. (rappresentata dal Presidente del Consiglio direttivo sig. Alfredo Macrì), difese dall’avv. Dorangela Di Stefano – si legge nella nota – la presidenza del consiglio dei ministri dovrà chiudere le sedi periferiche delle strutture della pcm (presidenza del Consiglio dei ministri) affidati ai ministri Bossi e Calderoli (rispettivamente, un dipartimento ed una struttura di missione) nella specie dovrà essere chiusa l’unica sede distaccata finora istituita presso la città di Monza».
«Difatti con decreto del giudice del lavoro di roma del 14 ottobre 2011 (depositata stamane) è stata dichiarata l’antisindacalità della condotta della presidenza del consiglio dei ministri – prosegue la nota – che avrebbe dovuto coinvolgere le organizzazioni sindacali operanti nel relativo comparto, attivando le prescritte forme di partecipazione sindacale (informazione preventiva e concertazione), prima di procedere all’istituzione delle anzidette sedi».
«Come è noto, invece, i ministri Bossi e Calderoli hanno provveduto con proprio decreto alla istituzione di dette sedi – prosegue il comunicato – e con enorme risalto sui mezzi di informazione suscitando, tra l’altro, le legittime perplessità del Quirinale anche rispetto alla procedura adottata. Il Tribunale di Roma ha, quindi, ristabilito il rispetto del principio di legalità, ordinando la rimozione degli effetti della condotta lesiva delle prerogative sindacali, il che comporta l’immediata chiusura delle sedi in questione, pena in difetto l’applicazione delle sanzioni penali previste dall’art. 650 c.p. Le associazioni sindacali sna.pre.co.m. e s.i.pre. esprimono viva soddisfazione per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo».
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