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Sindaci del basso Piave e l’acqua pubblica

La vittoria del referendum per l’acqua pubblica è solo di qualche mese fa eppure la memoria vacilla e già si parla di  “privatizzazione dei servizi pubblici essenziali”. A dire il vero sarà questo  un punto forte del programma del nuovo governo “tecnico” in ottemperanza alle disposizioni di quel covo di neoliberisti che si annida nella BCE. Poichè non ci piace che chi cerca di esprimere le proprie opinioni democraticamente venga preso in giro abbiamo pensato di rendere partecipi i nostri concittadini della situazione di assoluta illegittimità che i  sindaci del Basso Piave, continuano ad avvallare in tema di acqua pubblica alla luce dell’esito del referendum del 12-13 giugno 2011. Dopo la pubblicazione in G.U. del DPR n.116 del 18 luglio 2011 con il quale il Presidente della Repubblica dichiara abrogato il comma 1 dell’art.154 del D.lgs. 152/2006, i sindaci per lo più   destro leghisti non hanno alzato  un dito in sede di Aato Veneto orientale per realizzare quanto   prevedeva il secondo quesito referendario ovvero  la  cancellazione  delle norme che garantiscono “l’adeguata remunerazione del capitale investito” nella determinazione della tariffa del servizio idrico integrato.

La vittoria dei “si” al referendum n.2 perciò, porta il seguente cambiamento: rimane in vigore il D.M. 1 agosto 1996, mentre perde tutto il suo valore la parte che determina la voce della tariffa concernente “l’adeguata remunerazione del capitale investito”; è quindi, compito degli Aato calcolare la tariffa senza più tener conto di quella voce  divenuta ormai illegittima.

Ci chiediamo come mai i sindaci del Carroccio, così ligi nella tutela dei diritti degli autoctoni, attualmente perfino all’opposizione del governo dei banchieri e delle lobby, non si siano ancora fatti sentire in modo adeguato all’interno di questo organismo che comandano in modo incontrastato forti di una schiacciante maggioranza. Cari sindaci, il D.M. 1996, dopo essere stato sottoposto a referendum, deve considerarsi implicitamente abrogato in quella parte dove contraddice l’esito del referendum stesso. Gli italiani si sono espressi chiaramente e pretendono che l’amministrazione e la gestione dell’acqua siano estranee “alle logiche del profitto”.

Marina Alfier

Alberto D’Andrea

comunisti italiani veneto orientale

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