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Sfruttamento degli immigrati a Imola

Avidità e sete di facile denaro sembrano scoprirsi nella “Sorella minore di Bologna”, Imola, che ieri si è svegliata circondata da vampiri che per vivere succhiano “vile metallo e corporeo fluido” agli immigrati resi clandestini dai governi della Cristiana Europa.

Peccato capitale che ormai si spande a macchia di olio e brucia come “fuoco greco” la pingue provincia italiana.

E’ stata la Guardia di Finanza di Rovigo, in collaborazione con i comandi provinciali di Bologna, Forli e Ravenna coordinati dalla procura di Bologna a scoperchiare la bara dove dormivano tranquilli e ben pasciuti i “novelli conti”.

L’indagine delle Fiamme Gialle ha preso le mosse da un normale controllo fiscale in un laboratorio tessile di Occhiobello, nel Rodigino, dove erano stati identificati tre operai cinesi risultati beneficiari della procedura di regolarizzazione meglio conosciuta come ‘sanatoria per colf e badanti’. Procedura viziata, secondo i rilievi dei Finanzieri, dall’utilizzo di falsi contratti di lavoro come colf o badanti.

I reati contestati vanno dal favoreggiamento all’immigrazione clandestina, dalla falsità materiale ed ideologica in atto pubblico alla falsità in dichiarazioni rese al pubblico ufficiale al favoreggiamento personale, con l’aggravante di avere agito al fine di trarne profitto e in concorso tra più di cinque persone.

Gli arrestati sono Maria Teresa Caputo, avvocato imolese di 47 anni, Giuseppe Monaco 60 anni per anni impiegato in un caf di Imola e M.R., imprenditore edile pakistano. Gli altri indagati sono i datori di lavoro compiacenti che non sono riusciti a riconoscere gli stranieri in foto.

Secondo l’inchiesta, l’avvocato e il ragioniere, che ora rischiano la radiazione dall’Ordine professionale di appartenenza in quanto ritenuti gli ideatori, organizzatori e promotori dell’illecito sistema contestato, sarebbero i registi della vicenda e grazie alle proprie conoscenze.

Erano riusciti a reperire numerosi ‘clienti’, circa 200, tra cittadini cinesi, albanesi, bengalesi, marocchini e tunisini. In base a quanto emerso dai controlli, i falsi datori di lavoro sono risultati, in tutto, una quarantina: gli interessati, ossia i cittadini extracomunitari, versavano all’organizzazione una somma variabile tra i 5.000 ed i 7.000 euro mentre i datori di lavori compiacenti venivano ‘ricompensati’ con 1.000 euro.

Vicenda torbida e melmosa dove si enuncia chiaramente come l’immigrazione clandestina sia sempre fonte di guadagno degli imprenditori italiani, prima con la regolarizzazione che è un businness vero e proprio, poi con lo sfruttamento diretto nei cantieri della città per mantenere i costi bassi, infine è fonte di ricchezza anche per la politica di partiti che fomentano la xenofobia nei confronti degli sfruttati.

E’ previsto un aumento nella produzione di paletti di frassino?

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