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Casa: inquilini incatenati al Ministero delle Politiche Sociali

Centinaia di manifestanti stanno bloccando l’ingresso della sede del ministro Fornero in via Veneto 56. Dieci inquilini degli enti privatizzati, delle casse e dei fondi immobiliari, si sono incatenati tra loro e ai lampioni davanti il ministero. Dopo decine di richieste e molte mobilitazioni, il tavolo interistituzionale richiesto con i ministri delle infrastrutture, finanze e politiche sociali, il sindaco e la governatrice Polverini, non è ancora stato attivato. Intanto la situazione abitativa in città diventa sempre più emergenziale e costringe gli inquilini organizzati con i sindacati di base ad iniziative sempre più eclatanti.
“Chiediamo al ministro Fornero di farsi promotrice del tavolo in oggetto, come garante delle politiche sociali. A fronte di una mancata risposta ci stiamo organizzando per avviare occupy#politiche sociali. Tutti in tenda a via Veneto 56” scrivono in un comunicato l’Asia Usb, i Blocchi Precari Metropolitani, i lavoratori dell’Enasarco.

Di seguito un volantino distribuito durante l’iniziativa:
I forzati del mutuo e del caro affitti, degli sfratti e degli sgomberi

La condizione abitativa che oggi conosce il nostro paese non viene considerata nella sua giusta luce ed emergenza. Le cause di questa percezione attenuata sono riscontrabili nella poca disponibilità di dati ufficiali nazionali sull’abitare in Italia. Cioè quanti sono i nuclei coinvolti da sfratti, morosità, insolvenze nei mutui, dalle dismissioni di immobili pubblici, privatizzati e privati. Quanti poi sono coloro che speravano in un alloggio popolare e sono rimasti parcheggiati in graduatorie cancellate come quella di Roma?
A questa già imprecisata precarietà abitativa vanno aggiunti quei giovani, spesso con lavori improbabili, che non possono staccarsi dalle proprie famiglie di origine sia come singoli che per formarsi una famiglia, per l’assoluta mancanza di accesso ad un mutuo per l’acquisto o ad insostenibili affitti a prezzo di mercato. Molti sono poi coloro che sopravvivevano con i bonus e che oggi sono diventati morosi a causa dell’azzeramento del fondo sociale per gli affitti. Per non parlare delle migliaia di nuclei che hanno risolto da soli con occupazioni per necessità, di appartamenti, palazzi ed edifici non utilizzati.
Non esistono numeri in grado di quantificare un disastro che prende origine da due diverse condizioni imposte dalla legge 431/98. La manifesta sconfitta della funzione pubblica come concorrente del libero mercato e l’assoluta ricattabilità finanziaria delle amministrazioni locali che ripianano le casse con un consumo costante di suolo e patrimonio pubblico.
Una famiglia su due ha peggiorato la propria condizione di vita e il costo dell’alloggio è una delle cause di questo peggioramento. Alcuni indicatori sulla crisi e sul deteriorarsi delle condizioni sociali generali si trovano nel crollo verticale della richiesta di mutui per l’acquisto di un immobile.
Solo a Roma parliamo di un’emergenza che riguarda almeno 5000 nuclei, cioè 15mila persone. A questa va aggiunta l’imponente dismissione avviata da Enasarco e altri enti privatizzati, un’operazione che coinvolge altri 30mila nuclei. Numeri che fanno impressione e che entrano in diretta relazione con redditi sempre più inadeguati per sostenere affitti e mutui senza rovinarsi la vita. Anche coloro che si ritenevano tranquilli oggi soffrono un forte disagio come gli inquilini delle casse, dei fondi e degli enti privatizzati. Tutte realtà economiche impegnate a fare cassa e che senza scrupoli tradiscono la loro funzione calmieratrice azzannando coloro che per quarant’anni si sono sobbarcati un affitto e che oggi rischiano di andare per la strada.
Cara Fornero anche a noi viene da piangere quando la nostra dignità va a farsi benedire insieme con l’alloggio dove abbiamo vissuto per anni, quando siamo costretti a rifugiarci nella morosità per non soccombere, quando non riusciamo a pagare il mutuo con puntualità, quando decidiamo di diventare illegali occupando per necessità.
La casa è una forma di reddito indiretto, di welfare di prossimità. La casa è un bene comune e non una merce di scambio.
State preparando privatizzazioni e dismissioni, ci proponete l’housing sociale come soluzione, cancellate l’edilizia residenziale pubblica, consegnate l’abitare nelle mani del mercato e della rendita fondiaria. Non possiamo accettarlo!
Servono risorse e aree pubbliche da cui ripartire. Bisogna usare ciò che è già costruito e valorizzare il patrimonio pubblico dandogli una destinazione sociale. I nuclei coinvolti da dismissioni e caro affitti vanno tutelate lasciandole dove vivono ora. Va fatto un grande balzo verso politiche dell’abitare degne di questo nome e questo è possibile solo con la mano pubblica. Solo dando nuovi strumenti ai sindaci e alle regioni, soprattutto a quelli dove l’emergenza è più forte, strumenti non vincolati da patti di stabilità o parametri da rispettare. È necessario bloccare gli sfratti per morosità e l’innalzamento degli affitti. Va data una prospettiva ai milioni di giovani che hanno diritto ad una casa.
Chiediamo che il ministro Fornero e il ministro Passera, insieme a Monti, assumano il tema del diritto all’abitare come primario. Come una delle cose fondative per poi parlare di fiducia e di coesione. Senza le misure che garantiscano la casa per tutti/e non è lecito parlare di futuro e questo governo ci deve una risposta urgente.

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