La testimonianza di Massimo Zucchetti, dalla Val Susa
«Un poliziotto l’ha incalzato sul traliccio, Luca è salito più su»
Massimo Zucchetti *
Non avevamo capito quanto fossimo preziosi, noi cittadini che ci opponiamo all’alta velocità. Ieri mattina si è verificato il primo atto di una nuova strategia, basata sul pieno utilizzo anche delle nostre risorse umane. La Tav potrebbe infatti essere costruita coi nostri corpi, passandoci letteralmente sopra. Violentando quindi non solo la Val Susa, oltre che ogni normale regola di buon senso, ma noi tutti: passando sui corpi dei valsusini e di tutti coloro che opponendosi a quest’operazione militare – che ormai nulla ha più a che vedere con un cantiere – verranno calpestati non solo nei diritti, ma anche di fatto, nel fisico e nell’incolumità. E’ una nuova fase, di cui abbiamo avuto chiara dimostrazione in questi giorni e soprattutto ieri, 27 febbraio.
Ieri notte è avvenuto un blitz militare per l’allargamento del cantiere in Valle Clarea, nei pressi di Giaglione. Un gran numero di forze dell’ordine, militari, ruspe, mezzi blindati, saliti anche mentre sabato 80.000 persone manifestavano pacificamente contro quest’opera assurda, inutile, dannosa, costosa. Invano.
La cieca convinzione di portare avanti un allargamento del non-cantiere ha visto l’opposizione nonviolenta dei pochi ragazzi che erano presenti sul posto. La grande mobilitazione del movimento NoTav sarebbe infatti dovuta avvenire – dopo la manifestazione di sabato – nuovamente la notte fra lunedì e martedì, con una fiaccolata notturna ed una permanenza sul posto ad oltranza. Gli anziani della valle erano disposti ad incatenarsi agli alberi, ad oltranza. Non essendo un segreto, gli «invasori» hanno deciso di forzare i tempi.
Luca Abbà, 37 anni, agricoltore della Valsusa, molto conosciuto in valle per la sua fiera ma nonviolenta opposione alla Tav, si è arrampicato allora su un traliccio per provare ad opporsi alla cieca determinazione degli invasori. Sentivamo la diretta della sua voce alla radio del movimento (Radio Black-Out). Diceva, rivolto a quelli di sotto: «se non la piantate, io da quassù non me ne vado, avete capito?». Poi, rivolto agli ascoltatori: «ciao, vi saluto, un poliziotto-rocciatore mi sta incalzando da sotto».
Un «invasore» si stava infatti arrampicando a sua volta, spingendolo a salire più in alto. E’ rimasto folgorato dall’alta tensione. Sotto il traliccio non era stata posta alcuna protezione. Avevano molta fretta, si vede. Luca è caduto a terra con un volo di molti metri. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. I soccorsi, frenati dai blocchi delle forze dell’ordine, hanno tardato molto ad arrivare. Alla fine è stato soccorso, intubato e trasportato all’ospedale Cto di Torino.
Nemmeno dopo la caduta di Luca c’è stato uno stop nei lavori. In spregio ad ogni norma di sicurezza e di prudenza, oltre che di rispetto. Che tipo di cantiere è quello in cui non si fermano i lavori in caso di grave incidente?
Luca è grave e le responsabilità sono da attribuire esclusivamente a chi ha ordinato ed eseguito il blitz, mettendo a repentaglio la vita delle persone. Luca è all’ospedale a Torino. Muove le gambe, è cosciente e orientato, ha una sospetta lesione interna con versamento, emorragia interna, ustioni di secondo grado, danni non immediatamente valutabili da folgorazione. E’ in terapia intensiva e le notizie lo danno comunque in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita.
Luca è un agricoltore di Cels, dove da diversi anni è tornato a coltivare la terra. Abbà ha iniziato da tempo la sua battaglia contro l’alta velocità, diventando in breve tempo il leader del Comitato No Tav Alta Valle. I famigliari, gli amici, i conoscenti, tutti quelli che con lui hanno dato vita a questa lotta per tutelare il proprio territorio sono rimasti sconvolti dalla notizia e sono corsi in ospedale, davanti al quale questa notte vi sarà una veglia di solidarietà.
La Valsusa è in rivolta, le comunicazioni stradali e autostradali sono completamente bloccate. Tutta l’Italia civile si sta mobilitando in solidarietà a Luca ed ai resistenti NoTav.
Nel frattempo, nella Baita in Val Clarea a ridosso del «non-cantiere» in fase di allargamento, quindici ragazzi resistenti si sono chiusi dentro per impedirne l’abbattimento con le ruspe. In serata, dopo un pomeriggio di trattative, l’accordo: sono usciti, ma la baita (promette lo stato) non sarà abbattuta. Questo blitz militare è stato l’esempio di come s’intende la democrazia da parte dei propugnatori del Tav: senza copertura legale, militarmente, disprezzando la vita umana. A tutti i cittadini che in queste ore si oppongono con ogni mezzo a questa barbarie, raccomandiamo la massima prudenza, dato che la nuova direttiva Tav appare chiara: passeranno sui nostri corpi.
* ordinario al Politecnico di Torino
Ieri notte è avvenuto un blitz militare per l’allargamento del cantiere in Valle Clarea, nei pressi di Giaglione. Un gran numero di forze dell’ordine, militari, ruspe, mezzi blindati, saliti anche mentre sabato 80.000 persone manifestavano pacificamente contro quest’opera assurda, inutile, dannosa, costosa. Invano.
La cieca convinzione di portare avanti un allargamento del non-cantiere ha visto l’opposizione nonviolenta dei pochi ragazzi che erano presenti sul posto. La grande mobilitazione del movimento NoTav sarebbe infatti dovuta avvenire – dopo la manifestazione di sabato – nuovamente la notte fra lunedì e martedì, con una fiaccolata notturna ed una permanenza sul posto ad oltranza. Gli anziani della valle erano disposti ad incatenarsi agli alberi, ad oltranza. Non essendo un segreto, gli «invasori» hanno deciso di forzare i tempi.
Luca Abbà, 37 anni, agricoltore della Valsusa, molto conosciuto in valle per la sua fiera ma nonviolenta opposione alla Tav, si è arrampicato allora su un traliccio per provare ad opporsi alla cieca determinazione degli invasori. Sentivamo la diretta della sua voce alla radio del movimento (Radio Black-Out). Diceva, rivolto a quelli di sotto: «se non la piantate, io da quassù non me ne vado, avete capito?». Poi, rivolto agli ascoltatori: «ciao, vi saluto, un poliziotto-rocciatore mi sta incalzando da sotto».
Un «invasore» si stava infatti arrampicando a sua volta, spingendolo a salire più in alto. E’ rimasto folgorato dall’alta tensione. Sotto il traliccio non era stata posta alcuna protezione. Avevano molta fretta, si vede. Luca è caduto a terra con un volo di molti metri. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. I soccorsi, frenati dai blocchi delle forze dell’ordine, hanno tardato molto ad arrivare. Alla fine è stato soccorso, intubato e trasportato all’ospedale Cto di Torino.
Nemmeno dopo la caduta di Luca c’è stato uno stop nei lavori. In spregio ad ogni norma di sicurezza e di prudenza, oltre che di rispetto. Che tipo di cantiere è quello in cui non si fermano i lavori in caso di grave incidente?
Luca è grave e le responsabilità sono da attribuire esclusivamente a chi ha ordinato ed eseguito il blitz, mettendo a repentaglio la vita delle persone. Luca è all’ospedale a Torino. Muove le gambe, è cosciente e orientato, ha una sospetta lesione interna con versamento, emorragia interna, ustioni di secondo grado, danni non immediatamente valutabili da folgorazione. E’ in terapia intensiva e le notizie lo danno comunque in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita.
Luca è un agricoltore di Cels, dove da diversi anni è tornato a coltivare la terra. Abbà ha iniziato da tempo la sua battaglia contro l’alta velocità, diventando in breve tempo il leader del Comitato No Tav Alta Valle. I famigliari, gli amici, i conoscenti, tutti quelli che con lui hanno dato vita a questa lotta per tutelare il proprio territorio sono rimasti sconvolti dalla notizia e sono corsi in ospedale, davanti al quale questa notte vi sarà una veglia di solidarietà.
La Valsusa è in rivolta, le comunicazioni stradali e autostradali sono completamente bloccate. Tutta l’Italia civile si sta mobilitando in solidarietà a Luca ed ai resistenti NoTav.
Nel frattempo, nella Baita in Val Clarea a ridosso del «non-cantiere» in fase di allargamento, quindici ragazzi resistenti si sono chiusi dentro per impedirne l’abbattimento con le ruspe. In serata, dopo un pomeriggio di trattative, l’accordo: sono usciti, ma la baita (promette lo stato) non sarà abbattuta. Questo blitz militare è stato l’esempio di come s’intende la democrazia da parte dei propugnatori del Tav: senza copertura legale, militarmente, disprezzando la vita umana. A tutti i cittadini che in queste ore si oppongono con ogni mezzo a questa barbarie, raccomandiamo la massima prudenza, dato che la nuova direttiva Tav appare chiara: passeranno sui nostri corpi.
* ordinario al Politecnico di Torino
da “il manifesto”
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